6 FEBBRAIO 2018
Venerdì 9 febbraio 2018, ore 15.00 Antica Biblioteca Università degli studi Link Campus University Via del Casale di San Pio V, 44 Roma
Il ciclo di incontri con i Presidenti delle Federazioni sportive si collocano nell'ambito dell'offerta formativa specifica per il mondo dello sport dell'Università Link Campus University: MBA in Diritto e Management dello sport, Economia orientamento sport e Giurisprudenza orientamento sport
Hanno già partecipato agli incontri il presidente della Federazione Ginnastica d'Italia (FGI) Gherardo Tecchi; il Presidente della Federazione Italiana Giuoco Handball (FIGH) Pasquale Loria; il Presidente della Federazione Italiana Pallacanestro (FIP) Giovanni Petrucci; il Presidente della Federazione Italiana Tennis (FIT) Angelo Binaghi; il Presidente della Federazione Ciclistica Italiana (FCI) Renato Di Rocco.
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Per informazioni e contatti: segreteriamaster@unilink.it
7 FEBBRAIO 2018
By Forensic Mag
Women kill less frequently, and most often kill those closest to them, right in their homes.
But a new study of female murderers behind bars in Italy shows the ones who are caught and punished have a slightly higher rate of severe personality disorders than their male killer counterparts, according to a recent paper in the Journal of Forensic Research.
Twenty-four of the 30 prisoners surveyed in prison were diagnosed with a severe personality disorder—either borderline personality disorder, schizotypal personality disorder or paranoid personality disorder.
The examination of the 30 prisoners accounts for a quarter of the 120 women convicted of homicide in the European country. (Females only represent 2 percent of the convicted killers in the country, as opposed to the 10 percent generally seen in other Western countries.)
The author, Paola Giannetakis of the Link Campus University in Rome, met the 30 prisoners, who consented to take part in the question-and-answer session. The technique used was the Millon Clinical Multiaxial Inventory-III, or MCMI-III. That technique is designed to fit within the standard DSM framework, and it involves 175 true-false questions administered over roughly 30 minutes.
The women were between the ages of 21 and 52, they were all white Caucasian, and none had a college degree.
Lining up with other research, nearly all the killers (28) had taken the life of an intimate partner, and most (26) had killed in their own home.
The personality disorders among the group of killers ran the gamut of problematic behaviors.
Thirteen of the women had borderline personality disorder, a condition marked mostly by emotional instability, and distorted self-image of being defective, according to the study. It is particularly marked by impulsivity including self-destructive behaviors like suicide attempts, as well as substance abuse.
Six women had paranoid personality disorder, which is marked by perception of threats and plots against the sufferer that don’t actually exist.
Another five of the killers had schizotypal personality disorder, a condition in which subjects are socially and emotionally detached, including eccentricities in communication like those seen in schizophrenia.
The roughly 80 percent of the relatively small sample size of prisoners is similar to a massive 2002 study looking at serious mental disorders in prison populations. The Lancet study looked at 23,000 prisonersthrough the lens of 62 surveys from 12 countries. The rate of personality disorders among the prison population was 65 percent.
However, other recent studies have confirmed the rate of women having a severe mental disorder at the time of their crimes, as demonstrated in an analysis of 20 years of Swedish homicides published in 2016 in the International Journal of Forensic Mental Health.
But Giannetakis concludes that the vast majority of people with severe personality disorders do not kill. Consequently, the severe personality disorders diagnosed among these women behind bars were just a factor in the homicides.
“The percentage of women who have killed and who do not show signs of pervasive personality disorders demonstrate that personality disorder holds a secondary role and not a causative direct role in the will to kill,” she writes. “Murder is more closely linked to the way relationships are experienced than to personality pathology that instead represents the layout and the frame in which they have evolved and structured over time.”
9 FEBBRAIO 2018
Mercoledì 7 febbraio 2018 nella Sala Umberto di via della Mercede 50 a Roma si è tenuta la Giornata Culturale Araba, con lo slogan scelto dall’Associazione ItaliArabi “La cultura sia uno strumento di pace”.
L'obiettivo della giornata è stato quello di creare un’occasione per avvicinare alla conoscenza della cultura araba, nella sua complessità storica e politica, senza la riduzione a stereotipi con lo scopo di favorire il dialogo tra cultura abara e l'occidente.
Polis, la Scuola universitaria per la formazione politica dell'Università degli studi Link Campus University ha partecipato all'iniziativa convinta del fatto che la politica, nella definizione più ambia di "polis" quale spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano, deve farsi promotrice dell'integrazione sociale, del rispetto delle differenza e dell'apertura al dialogo.
Alla Giornata Culturale Araba sono intervenuti professori universitari, giornalisti ed esponenti delle istituzioni (Hassan Abouyoub ambasciatore del Marocco, Milena Santerini della Commissione Culturale Senato e Delegata presso il Consiglio d’Europa, Luciano Violante, Presidente della Fondazione Italiadecide).
A conclusione dell’evento si è tenuto il concerto del maestro Ahmed Fathi.
VEDI ANCHE:
AUTOIMPRENDITORIA NEL SETTORE NON PROFIT - Il 28 febbraio incontro di approfondimento promosso da Polis, la Scuola universitaria per la formazione politica Borse di studio ancora disponibili per l'iscrizione ai Corsi: Comunicare la Politica: tecniche e strumenti Privacy e Data Protection
9 FEBBRAIO 2018
Martedì 13 febbraio 2018 alle ore 17
Antica Biblioteca
Università degli studi Link Campus University
Via del Casale di San Pio V, 44 Roma
Presentazione del libro
"I miei mulini a vento. Il Mezzogiorno e i diritti dei cittadini" del Prof. Manin Carabba
NE PARLANO: Adriano Giannola Gian Paolo Manzella Vincenzo Scotti Sergio Zoppi
Sarà presente l'Autore
MODERA: Marco Emanuele
"Il problema del Mezzogiorno è "questione nazionale" non solo in termini di mancata unificazione economica del paese, ma anche in termini di questione istituzionale. I limiti di capacità di governance democratica costituiscono ostacoli tremendi per la definizione e attuazione di politiche meridionaliste efficaci. Questi ostacoli sono i "mulini a vento" contro i quali l'autore ha combattuto in tutta la sua carriera (dalla programmazione alla Corte dei conti, dal CER, al CNEL, alla SVIMEZ) e con la sua attività di studioso."
15 FEBBRAIO 2018
L'Università degli studi Link Campus University e la Federazione Italiana Sport Equestri hanno siglato di recente una convenzione che sancisce la collaborazione tra l’Università e la FISE.
L'accordo è stato siglato nell'ambito dell'offerta formativa specifica per il mondo dello sport: il Master in Business Administration in Diritto e Management dello Sport e due curricula dei corsi di laurea in Economia, Economia e Politiche dello Sport (Corso di Laurea Triennale in Economia Aziendale Internazionale) e Sport Business Management (Corso di Laurea Magistrale in Gestione Aziendale).
La FISE, autorità competente a promuovere organizzare, diffondere, coordinare e disciplinare lo sport e le attività equestri in Italia intende così favorire la crescita culturale degli atleti e dei tecnici al fine di consentirne un più agevole inserimento nel mondo del lavoro, durante e a fine carriera.
La convenzione stabilisce pertanto che l’Università si impegna a istituire borse di studio in favore di atleti di alto livello della FISE, a copertura totale e/o parziale dell’intero programma formativo e a sostenere gli oneri economici per lo svolgimento delle attività connesse ai sopracitati curricula, per i quali la FISE dovrà invece mettere a disposizione dell’Università le sue competenze interne.
Prevista inoltre per tutti i tesserati indicati dalla FISE una riduzione del 20% della retta accademica prevista per il corso di laurea scelto.
L’accordo sancisce inoltre che venga stipulata una apposita Convenzione di stage e tirocini, la cui fruizione sarà riservata ai partecipanti dei predetti curricula.
15 FEBBRAIO 2018
Marco Valigi e Gabriele Natalizia - Aspenia online
Verso la fine degli anni Novanta si è iniziato a parlare di una ‘nuova’ Via della seta. Sembrava possibile e conveniente ripristinare il collegamento via terra tra l’Europa e l’area economicamente più dinamica del mondo, l’estremo Oriente. L’idea aveva fatto tornare in auge alcuni concetti legati ai principali paradigmi della geopolitica. L’heartland mackinderiano, quindi, era visto sia come un’arena di vivace competizione per il controllo di risorse ritenute importanti per la sicurezza energetica dell’Occidente, sia come uno snodo logistico strategico per la proiezione del modello politico ed economico occidentale verso Oriente.
Negli anni Duemila, tuttavia, la storia ha intrapreso un corso diverso da quello immaginato al termine della Guerra fredda. Rispetto alle aspettative legate alla oil diplomacy clintoniana, la disillusione seguita alla scelta americana di non sostenere la Georgia nella guerra in Ossezia del Sud nel 2008 ha assunto i contorni di una brusca sterzata. Né Obama, in seguito, ha mostrato la capacità di comprendere l’intreccio etnico, culturale e politico che rende l’area compresa tra il Caucaso, l’altopiano iraniano e le pianure dell’Asia Centrale uno spazio geopolitico il cui ruolo internazionale risulta assolutamente originale.
La riscoperta dell'Eurasia
La ricostruzione di un’ideale linea di comunicazione Est-Ovest incontrava quindi una pluralità di ostacoli. Ai già parzialmente menzionati conflitti irrisolti della regione caucasica (Abcasia; Ossezia del Sud; e Nagorno-Karabakh), si aggiungevano infatti la destabilizzazione di Afghanistan e Iraq e, infine, il riposizionamento della Federazione Russa. Quest’ultima in particolare avrebbe assunto con il tempo la forma di una competizione con l’Occidente, soprattutto nelle aree di “contatto” tra i due universi culturali, come i Paesi baltici, l’Ucraina e il Caucaso meridionale. A tale quadro, poi, andavano ad aggiungersi le posizioni dei due terminali della Via: sia la UE (con riferimento soprattutto alle posizioni della Commissione) che la Cina mantenevano entrambe un atteggiamento ambiguo, benché per ragioni differenti.
Nel caso di Bruxelles, la contaminazione tra obiettivi energetici e legittimazione politica aveva portato a scommettere su un progetto come il Nabucco e un metodo come la condizionalità democratica, a discapito di attente valutazioni tecniche e di una diplomazia maggiormente orientata al pragmatismo. Queste ultime, con buona probabilità, avrebbero assicurato relazioni più strutturate con i Paesi disseminati lungo la direttrice Ovest-Est. Relativamente a Pechino, invece, le modalità con le quali il colosso asiatico intendeva servirsi del Kazakistan come varco per proiettare merci, capitali, uomini e interessi verso Occidente appariva opaco non solo nelle intenzioni e nei metodi, ma anche nei termini dell’ampiezza e della profondità della politica stessa. Non era del tutto evidente, insomma, se la Cina intendesse praticare una politica di estrazione, tipica delle relazioni tra grandi potenze e potenze secondarie, oppure accedere semplicemente a nuovi mercati ove allocare le merci a basso costo prodotte in patria.
Il superamento della crisi economica del 2007/2008 e la parziale rivisitazione dei ruoli, degli interessi e delle posizioni delle principali potenze - soprattutto con riferimento al disimpegno americano dall’Asia Centrale - avrebbe agevolato nuove dinamiche collegate al commercio internazionale. Il tema della logistica e quello della geografia sarebbero tornati al centro del dibattito, riaffermando la rilevanza dell’heartland nella global supply chain del XXI secolo.
Le ibridazioni geopolitiche della global supply chain
In un contesto dove l’interazione tra Est e Ovest appare sostanzialmente diversa dai primi anni Duemila, la Via della seta torna al centro di uno schema più ampio di quello immaginato all’apice del primato americano. Il sistema internazionale contemporaneo, infatti, sembra maggiormente articolato sotto il profilo sia degli interessi che delle strutture politico-economiche. Europa e Stati Uniti – un tempo principali promotori della Via della seta - sembrano ora meno reattivi. Bruxelles è concentrata nel contenere le spinte centrifughe all’interno dell’Unione. Mentre Washington pare più cauta sia per scongiurare il pericolo dell’overstretching ed evitare nuove frizioni con Mosca nel suo near abroad, sia per assecondare internamente il ritorno di fiamma del protezionismo. Al contrario, l’evoluzione economica e istituzionale di Pechino rende quest’ultima più interdipendente e compatibile con l’Occidente. Dalle posizioni assunte sul climate change - le quali, a loro volta, sono associate a modelli economici e di sviluppo industriale differenti da quelli utilizzati sinora – al cambiamento dei bisogni della società cinese, Oriente e Occidente appaiono assai più vicini che in passato. Un collegamento terreste che dia conto di questo cambiamento nella società internazionale costituirebbe dunque uno sviluppo coerente.
Nell’ottica di assumere un ruolo-cardine rispetto agli sviluppi del commercio globale, il lancio da parte dei leader cinesi del progetto One Belt One Road (OBOR) salda le diverse dimensioni della logistica aprendo interessanti scenari di ibridazione tra i paradigmi geopolitici terrestri e marittimi. In particolare, proprio in ragione di un più ampio contesto di logistica integrata, lo snodo geopolitico compreso tra il Caucaso e l’Asia Centrale diventa parte di un sottosistema funzionale nel quale i flussi commerciali provenienti sia da Occidente sia da Oriente potranno essere distribuiti ora via terra ora via acqua nelle diverse direttrici, incluse quella russa e quella africana. L’obiettivo sullo sfondo del progetto appare molto ambizioso e legato a una possibile spallata da parte della Cina allo scricchiolante ordine unipolare: attestarsi contemporaneamente come garante dei traffici marittimi dall’Oceano Pacifico al mar Mediterraneo e potenza egemone sulla grande massa eurasiatica.
A completare questo quadro, benché si tratti di sviluppi non direttamente collegati con i due tragitti (terrestre e marittimo) di OBOR, va poi segnalato quanto si è verificato al livello di infrastrutture portuali nel Caspio. Destinati ad accogliere le merci provenienti da Oriente e sviluppati soprattutto grazie ai capitali e al know-how asiatici, quegli hub sono destinati ad allacciarsi sulla terraferma all’imponente progetto entro il quale si colloca la ferrovia che collega Baku, Tbilisi e Kars (BTK) - ovvero una sistema integrato su rotaia che, attraverso il tunnel Marmaray che solca il Bosforo, congiungerà Europa, Caucaso e Asia, delineando la nuova frontiera della geopolitica del XXI secolo.
Terra e mare, insomma, non daranno più origine a paradigmi strategici e politici antitetici – il primo basato sul potere militare e il secondo sul commercio internazionale. Al contrario, lungo la nuova Via della Seta prolifereranno modelli “ibridi” o, meglio, “integrati”, dove la componente tecnologica costituirà il collante di schemi di interazione vieppiù complessi e volti ad assicurare l’effettività della global supply chain, quindi il continuo scambio di uomini, merci, capitali e idee tra Oriente e Occidente.
21 FEBBRAIO 2018
Lunedì 26 febbraio 2018 - ore 18.00 Via del Casale di San Pio V, 44 Roma
Roberta Pinotti, Ministro della Difesa incontra gli studenti dell'Università degli studi Link Campus University L’ITALIA E LA STABILITÀ DEL MONDO MULTIPOLARE PROPOSTE E RISPOSTE
Modera Piero Schiavazzi
Nella cornice rinascimentale del Casale San Pio V, ha luogo l’incontro che vede protagonisti Roberta Pinotti, Ministro della Difesa, e una tribuna internazionale di studenti di Scienze Politiche, dal Mediterraneo e dal Medio Oriente, dalla Russia e dai paesi dell’Unione Europea, dall’Africa, dall’Asia e dalle Americhe.
L’evento, in programma alle ore 18, si colloca nel quadro degli appuntamenti promossi dall’Ateneo per porre i grandi temi geopolitici al centro del dibattito italiano.
Giornalisti, operatori e fotografi sono invitati ad accreditarsi al numero: 331 5330237.
21 FEBBRAIO 2018
Giovedì 1° marzo 2018 - ore 18.00 Via del Casale di San Pio V, 44 Roma
Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo incontra gli studenti dell'Università degli Studi Link Campus University L’EUROPA, L’ITALIA E LA POLITICA MONDIALE PROPOSTE E RISPOSTE
Modera Piero Schiavazzi
5 Marzo 2020
INFORMATIVA EMERGENZA CORONAVIRUS
Informativa sulle misure cautelative per il Nuovo Coronavirus
AGGIORNAMENTI:
Aggiornamento del 24 settembre 2020:
Protocollo condiviso di Regolamentazione delle misure per il contrasto e il contemineto della diffusione de virus Covid-19 negli ambienti di lavoro
Aggiornamento del 099 aprile 2020:
Indicazioni per lo scolgimento degli esami a distanza
Aggiornamento del 31 Marzo 2020:
Indicazioni per lo scolgimento delle lezioni a distanza
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VIDEO GALLERY AL TEMPO DEL CORONAVIRUS
Tutti i video realizzati durante l'Emergenza Covid-19. Intervste ai docente, testimonianze degli studenti, pillole d'attualità e lezioni a distanza.
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#PROTEOBRAINS2020
L'emergenza Coronavirus non ferma i lavori dell'Osservatorio "Generazione Proteo" della Link Campus University che, al contratio, rimodella le sue attività andando incontro alla riorganizzazione didattica di queste ultime settimane.
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Ministero della Salute
Ministero dell'Istruzione e Ministero dell'Università e della Ricerca
Istituto Superiore di Sanità
CRUI - Conferenza dei Rettori delle Università Italiane
5 Marzo 2020
Il Progetto europeo DETECt - Detecting Transcultural Identity in European Popular Crime Narratives è protagonista del nuovo numero di TiVÙ, mensile dedicato al mondo della televisione edito da Duesse Communication.
Il numero di marzo della rivista è dedicato al tema del crime, genere (tra serie, true crime e intrattenimento) oramai protagonista sui canali nazionali e internazionali.
Proprio per inserire la tematica in un’ottica transnazionale ed europea, la rivista ospita un’approfondita intervista al team italiano del progetto, rappresentato per l’occasione da Valentina Re coordinatrice del corso di laurea in DAMS – Film and Theatre Making della Link Campus University, e dai docenti dell’Università di Bologna Luca Barra e Federico Pagello.
L’intervista affronta alcuni temi specifici del progetto di ricerca, tra cui le nuove dinamiche produttive e di fruizione ai tempi dello streaming, la circolazione nel territorio europeo delle produzioni nazionali e il gender balance nell’industria delle arti creative.
Le aree di indagine di DETECt e il tema della rappresentazione dell’identità europea nella fiction crime sono affrontati anche nell’intervista con l’autore e scrittore Carlo Lucarelli, che apre il nuovo numero della rivista: “Il crime che guardiamo ci aiuta a capire chi siamo. Se guardiamo una cosa significa che ci interessa, e se ci interessa – conclude Lucarelli - significa che racconta di noi”.
Il progetto europeo DETECt si sta avvicinando alla fine del secondo anno di attività con una serie di eventi tra cui l’esposizione “L’europe Du Polar”, in programma dal 6 marzo al 4 luglio 2020 presso Bilipo - Biblioteca di letteratura poliziesca di Parigi.
Il numero di marzo della rivista TiVÙ è online e può essere scaricato gratuitamente attraverso l’app dedicata, disponibile su Apple Store e Google Play.
DETECt Project