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1593 results:
1431. Lectio Magistralis di Nicola Porro. Il giornalismo del terzo millennio: dalla macchina da scrivere ai social  
Quando 05 Febbraio 2020 Dove Università degli Studi Link Campus University - Aula 10 - Via del Casale di San Pio V, 44 – Roma Orario ore 14:30 Lectio Magistralis Il giornalismo del terzo millennio: dalla macchina da scrivere ai social Nicola Porro Vicedirettore de “Il Giornale” – MODERA – Marco Antonellis Giornalista La partecipazione all’evento è aperta a tutti. Durante la lezione verrà presentato il Corso di Alta Formazione in Giornalismo Scarica la locandina Per informazioni: segreteriamaster@unilink.it  
1432. Idea Generation Week  
Quando Dal 30 Novembre al 04 Dicembre 2020 Dove Webinar Orario 10:00 - 18:00 Stai studiando o sei laureato in materie artistiche e/o umanistiche? Sei interessato a partecipare a una settimana di workshop gratuiti per prepararti al mondo del lavoro o per sviluppare un’idea imprenditoriale? Iscriviti alla Idea Generation Week Una settimana formativa supportata da mentori e tutor delle industrie culturali e creative rivolta a studenti di accademie d’arte e facoltà umanistiche provenienti da tutta Italia, che si svolgerà online dal 30 novembre al 4 dicembre 2020. L’iniziativa è parte integrante del progetto europeo “Arts and Humanities Entrepreneurship Hubs” – AHEH  ed è organizzata da Link Campus University e MateraHub e si svolgerà in forma gratuita per i partecipanti. Sarà possibile lavorare con mentori, professori ed esperti dei settori culturali e creativi, applicare la tua creatività e le tue abilità in un percorso di idea generation migliorando le tue competenze creative, di team work e imparando a presentare un’idea progettuale in maniera efficace. PER INFORMAZIONI E CANDIDATURE: HTTPS://WWW.MATERAHUB.COM/IDEA-GENERATION-WEEK/    
1433. Erasmus+ Day  
Quando 19 Maggio 2021 Dove Università degli Studi Link Campus University - Aula 10 - Via del Casale di San Pio V, 44 – Roma Orario ore 15:30 KEY ACTION 1 MOBILITÀ PER L’APPRENDIMENTO (KA131) Prof. Manlio Del Giudice Professor of Management - Deputy Rector for Erasmus Affairs Link Campus University SCARICA LOCANDINA L’evento verrà anche trasmesso sulla piattaforma digitale Google Meet. Per informazioni: erasmus@unilink.it  
1434. Mu.SA | The future of museum professionals in the digital era  
Quando 15 Aprile 2020 Dove Digital Convention Orario ore 10:00 Culture Action Europe, DAISSy Research Group of the Hellenic Open University and the Mu.SA project partners have jointly taken the decision to move the Mu.SA Final Conference online. This decision has been taken following the COVID19 emergency. The conference, initially planned for April 3, will now take place on April 15, 2020 from 10am to 2pm CEST. To participate, please register here before April 13. DAISSy Research Group of the Hellenic Open University and Culture Action Europe will host the event “The future of museum professionals in the digital era”. This represent the final stage of “Mu.SA: Museum Sector Alliance” project, implemented under the coordination of the Hellenic Open University, with the participation of 11 organisations from Greece, Italy, Portugal and Belgium and supported by Erasmus+ programme. Mu.SA project designed four new occupational profiles for the museum sector: Digital Strategy Manager, Digital Collections Curator, Digital Interactive Experience Developer and Online Community Manager and developed the corresponding learning pathways. The project produced professional training programs consisting of a MOOC (which attracted more than 5.000 trainees worldwide) and four blended training courses in digital and transferable competences as well as in 21st century skills, open to professionals and experts of European museums and the cultural sector. Culture Action Europe ——————————————————– Programme: 10.00 – 10.20 Opening Speeches – Achilles Kameas (HOU), Tere Badia (CAE) 10.20 – 10.40 Keynote speech of Julia Pagel (NEMO – European Network of Museum Organisations) 10.40 – 10.55 Q&A 11.00 – 12.10 The Success of the Musa project: Mu.SA Project Overview | Achilles Kameas and Spiros Borotis (HOU) Emerging Job Profiles for Museum Professionals | Antonia Silvaggi (MeltingPro) Mu.SA Methodology | Panagiota Polymeropoulou (HOU) Mu.SA MOOC | Paula Menino Homem (University of Porto) Mu.SA Blended Training Courses | Eleni Damianou (AKMI), Mu.SA Evaluation |Massimiliano Dibitonto (Link Campus University) Mu.SA Quality Assurance | Ivo Oosterbeek (Mapa das Ideias) 12.10-12.30 Q&A 12.30-13.00 BREAK 13.00 – 13.45 The Future of Museum Professionals in the Digital Era Alexandre Matos (ICOM Portugal), Philippos Mazarakis Ainian (ICOM Greece), Romina Surace (Symbola), Leena Tokila (ICTOP) moderated by Margherita Sani (IBACN) 13.45-14.00 Q&A and Wrap-Up  
1435. The evolution of ip regulation for emerging technologies: the korean experience  
Quando 10 Febbraio 2020 Dove Università degli Studi Link Campus University - Via del Casale di San Pio V, 44 – Roma Orario ore 15:00 THE EVOLUTION OF IP REGULATION FOR EMERGING TECHNOLOGIES: THE KOREAN EXPERIENCE – WELCOME REMARKS – VINCENZO SCOTTI President, Link Campus University CARLO MARIA MEDAGLIA President of the Undergraduate and Graduate School, Link Campus University FERRUCCIO MARIA SBARBARO Director, CERSIG Research Center MATTEO CAGNASSO International Coordinator, CERSIG Research Center – MODERATOR – ANDREA OTTOLIA Professor of Business Law and Intellectual Property, University of Genoa – SPEAKERS – EUNG JUN JEON Adjunct Professor, Chung-Ang University – Representative attorney, Youme Law Firm RECENT DEVELOPMENTS IN KOREAN TRADEMARK LAW SEUNG SOO CHOI Adjunct Professor, Chung-Ang University – Partner, Jipyong Law Firm A PROPER TEST TO DETERMINE COPYRIGHT INFRINGEMENT RELATED TO COMPUTER GAMES DONG HWAN SHIN Attorney, Youme Law Firm RECENT DEVELOPMENTS IN KOREAN PATENT LAW GYOOHO LEE Professor of Law, Chung-Ang University TRIPLE DAMAGES IN KOREAN IP LAWS JIN KYUN LEE Chairman, Perio Dental Clinic – Director for International Affairs, Korean Dentist Association NEW 3D PROGRAM IN DENTAL FIELD UNDER 4TH INDUSTRIAL REVOLUTION Download  leaflet Organizing secretary: Dott. Gian Paolo Guarnieri For registration and information please email: cersig@unilink.it – g.guarnieri@unilink.it  
1436. Il 14 febbraio inaugurazione XIV ed. del Master in Intelligence and Security  
Quando 14 Febbraio 2020 Dove Università degli Studi Link Campus University - Via del Casale di San Pio V, 44 – Roma Orario ore 15:00 Prof. Vincenzo Scotti Presidente Link Campus University Saluti introduttivi On. Raffaele Volpi Presidente COPASIR “Intelligence e Parlamento” Gen. C.A. Massimiliano Del Casale “Sicurezza nel Mediterraneo: interessi nazionali e geopolitici e crisi della Libia” Scarica la locandina Per informazioni: eventi@unilink.it Vai alla pagina del master  
1437. Lectio Magistralis di Maurizio Molinari. Il giornalismo al tempo della terza repubblica. Fatti nazionali e internazionali  
Quando 19 Febbraio 2020 Dove Università degli Studi Link Campus University - Antica Biblioteca - Via del Casale di San Pio V, 44 – Roma Orario ore 09:30 Lectio Magistralis Il giornalismo al tempo della terza repubblica. Fatti nazionali e internazionali Maurizio Molinari Direttore de “La Stampa” – MODERA – Marco Antonellis Giornalista La partecipazione all’evento è aperta a tutti. Scarica la locandina Per informazioni: segreteriapostgraduate@unilink.it  
1438. I DIALOGHI DI POLIS. Che futuro ha questa Europa?  
Quando 24 Febbraio 2020 Dove Università degli Studi Link Campus University - Antica Biblioteca - Via del Casale di San Pio V, 44 – Roma Orario ore 16:30 – PARTECIPANO – Piero De Luca Deputato Partito Democratico Stefano Fassina Deputato Liberi e Uguali Giovanbattista Fazzolari Senatore Fratelli d’Italia Dino Giarrusso Europarlamentare Movimento 5 Stelle Antonio Maria Rinaldi Europarlamentare Lega Cristina Rossello Deputato Forza Italia – MODERA – Angelo Polimeno Bottai Vicedirettore Tg1, presidente di EURECA Accrediti Scarica la locandina Per informazioni: segreteriapolis@unilink.it  
1439. L'ESISTENZA DELL'EUROPA - Il contributo di Giovanni Ghiselli  
22 APRILE 2020 di Giovanni Ghiselli L’Europa per seguitare a esistere culturalmente e politicamente deve continuare a fondarsi sulla propria base umanistica. “L'uomo che non conosce il latino somiglia a colui che si trova in un bel posto, mentre il tempo è nebbioso: il suo orizzonte è assai limitato; egli vede con chiarezza solamente quello che gli sta vicino, alcuni passi piu in là tutto diventa indistinto. Invece l'orizzonte del latinista si stende assai lontano, attraverso i secoli piu recenti, il Medioevo e l'antichità.-Il greco o addirittura il sanscrito allargano certamente ancor piu l'orizzonte. Chi non conosce affatto il latino, appartiene al volgo, anche se fosse un grande virtuoso nel campo dell'elettricità e avesse nel crogiuolo il radicale dell'acido di spato di fluoro"1. Lo studio dei classici serve ad accrescere la nostra umanità Perche studiare il greco e il latino, potrebbe chiederci un giovane, a che cosa servono? Alcuni rispondono:" a niente; non sono servi di nessuno; per questo sono belli"2. Non è questa la nostra risposta. Se è vero che il classico non si asservisce alla volgarità delle mode, infatti non passa mai di moda, è pure certo che la sua forza è impiegabile in qualsiasi campo. La conoscenza del classico potenzia la natura peculiare dell'uomo che è animale linguistico. Il greco e il latino servono alle relazioni umane, quindi all’umanità e alla civiltà: accrescono le capacità comunicative che sono la base di ogni studio e di ogni lavoro non esclusivamente meccanico. Chi conosce il greco e il latino sa parlare la lingua italiana più e meglio di chi non li conosce. Sa anche pensare piu e meglio di chi non li conosce3. Sa volere bene e amare più e meglio di chi non li conosce. Studiando e comprendendo il greco e il latino si diventa più umanisti e più umani. Voglio anticipare qui esempi che fanno vedere con chiarezza la coincidenza e l’identificazione di umanesimo con amore per l’umanità. Vediamone alcune espressioni L’umanesimo è prima di tutto amore dell’umanità. L' Antigone di Sofocle dichiara il suo amore per l'umanità dicendo a Creonte :" ou[toi sunevcqein ajlla; sumfilei'n e[fun", (v. 523), io non sono nata per condividere l’odio ma l’amore. Teseo risponde "e[xoid j ajnh;r w[n"(Edipo a Colono, v.567), so di essere un uomo a Edipo che gli ha chiesto perché accolga e aiuti lui che è il più disgtraziato e malfamato degli uomini. E' una dichiarazione di quella filanqrwpiva che si diffonderà in età ellenistica e diventerà l'humanitas latina. Una simile dichiarazione di umanesimo, quale interesse per l'uomo è quella arcinota di Terenzio:" :"Homo sum: humani nil a me alienum puto"4. Nell'Eneide di Virgilio, Didone incoraggia i Troiani, giunti naufraghi sulle coste, della Libia ricordando che anche lei è esperta di sventure le quali l'hanno resa non solo attenta e  diffidente, ma pure compassionevole verso i disgraziati:"non ignara mali miseris succurrere disco "(I, 630), non ignara del male imparo a soccorrere gli sventurati. Tanta humanitas non verrà contraccambiata da Enea. Eppure questo è uno degli insegnamenti massimi dei nostri autori e dovrebbe esserlo nella scuola :"E infine, possiamo imparare la lezione fondamentale della vita, la compassione per le sofferenze di tutti gli umiliati, e la comprensione autentica"5. Marco Aurelio, imperatore (161-180 d. C.) e filosofo, scrive “: noi siamo nati per darci aiuto reciproco (pro;" sunergivan), come i piedi, le mani, le palpebre, come le due file dei denti. Dunque l'agire uno a danno dell'altro è cosa contro natura ("to; ou\n ajntipravssein ajllhvloi" para; fuvsin" (Ricordi , II, 1). La cultura classica sa opporre degli argini all’irrazionale quando questo dilaga e minaccia di stravolgere la civiltà. E' quello che Thomas Mann fa dire a Serenus Zeitblom nel Doctor Faustus (1947) : "non posso far a meno di contemplare il nesso intimo e quasi misterioso fra lo studio della filologia antica e un senso vivamente amoroso della bellezza e della dignità razionale dell'uomo (...) dalla cattedra ho spiegato molte volte agli scolari del mio liceo come la civiltà consista veramente nell'inserire con devozione, con spirito ordinatore e, vorrei dire, con intento propiziatore, i mostri della notte nel culto degli dei"6. In La montagna incantata (Der Zauberberg del 1924) il protagonista Hans Castorp interviene in una discussione tra i suoi mentori Settembrini e Naphta dicendo che la scienza medica si occupa dell’essere umano, è umanistica, come giurisprudenza, teologia e arti liberali, poi le discipline del trivio grammatica, dialettica, retorica e quelle del quadrivio, aritmetica, geometria, musica, astronomia.. “Sono tutte discipline umanistiche e quando vogliamo studiarle dobbiamo imparare prima di tutto le lingue antiche, fondamentali per un approfondimento formale. Io sono un realista e un tecnico ma è una regola eccellente porre a fondamento di ogni professione umanistica l’elemento formale, l’idea della bella forma che conferisce un sovrappiù di nobiltà, di cortesia.” ( Cap. V, Humaniora, p. 381). Tra Humanismus e Umanesimo “ soprattutto affine è la volontà di far rivivere l’opera classica, la sua eterna vitalità (Umano troppo umano, II, 408), in lotta contro l’assenza di forma, di misura7, il Mablose semibarbaro contemporaneo. (…) E’ essenziale comprendere come l’incolmabile differenza filosofica tra le due prospettive abbia pure un fondamento filologico. Esse però intendono in una chiave opposta la tragedia (…) Per l’Humanismus la tragedia entra ‘armoniosamente’ nell’idea classica di paidea; il suo è il Dioniso della polis, pacificato nell’ambito della comunità, la quale sembra averne dimenticato la tremenda minaccia o illudersi di averla per sempre superata.. Un Dioniso che Platone (…) ha guarito da ogni spaesante dismisura”8. Parlare male non solo è una stonatura in sé, ma mette anche del male nelle anime. Lo afferma Socrate nel Fedone :" euj ga;r i[sqi (…) a[riste Krivtwn, to; mh; kalw'" levgein ouj movnon eij" aujto; tou'to plhmmelev", ajlla; kai; kakovn ti ejmpoiei' tai'" yucai'"" (115 e), sappi bene (…) ottimo Critone che il non parlare bene non è solo un errore, una stonatura in sé, ma mette anche del male nelle anime. Non saper parlare significa incapacità in ogni campo e soggezione rispetto a chiunque sappia farlo. Non poter parlare con capacità persuasiva vuole dire , tra l’altro, non essere in grado di contrapporsi ai truffatori astuti, ai demagoghi e, oggi, alla pubblicità. Pindaro nella Nemea VIII ricorda il torto subito da Aiace a[glwsso" (v. 24), sicché l’invidia poté mordere il suo valore e prevalse l’odioso discorso ingannevole7. Non c'è altro tempio della Persuasione che la parola, dice Euripide, personaggio delle Rane di Aristofane che cita un verso del tragediografo: "oujk e[sti Peiqou'" iJero;n a[llo plh;n lovgo" "9. Chi non possiede la parola in grado di persuadere non di rado ricorre alla violenza. Pasolini aveva capito che la povertà del linguaggio è una forma di impotenza che prelude alla violenza: "Quando vedo intorno a me i giovani che stanno perdendo gli antichi valori popolari e assorbono i nuovi modelli imposti dal capitalismo, rischiando così una forma di disumanità, una forma di atroce afasia, una brutale assenza di capacità critiche, una faziosa passività, ricordo che queste erano le forme tipiche delle SS: e vedo così stendersi sulle nostre città l'ombra orrenda della croce uncinata"10 Don Milani insegnava che "bisogna sfiorare tutte le materie un po' alla meglio per arricchire la parola. Essere dilettanti in tutto e specialisti nell'arte della parola" Per essere specialisti in quest’arte bisogna saper parlare in mondo preciso e conciso. Per raggiungere questo scopo ci vuole ricchezza, vastità e proprietà di lingua. Non è possibile parlare né scrivere bene, con proprietà e concisione, senza conoscere le lingue e le letterature classiche. “Quanto una lingua è piu ricca e più vasta, tanto ha bisogno di meno parole per esprimersi, e viceversa quanto e piu ristretta, tanto piu le conviene largheggiare in parole per comporre un’espressione perfetta. Non si dà proprieta di parole e modi senza ricchezza e vastità di lingua, e non si dà brevità di espressione senza proprietà” (Leopardi, Zibaldone, 1822). Alfieri cercava di trovare per i suoi drammi “un fraseggiare di brevità e di forza”, traducendo “i giambi di Seneca” (Vita, 4, 2). Quintiliano: “densus et brevis et semper instans sibi Thucidides (Institutio oratoria, X, 73). Succede del resto, sebbene di rado, che la quantità anche molto grande non infici la qualità. Questa del resto necessita comunque della conoscenza dei classici. Sentiamo un famoso confronto tra Shakespeare e Sofocle: “Effetto della quantità. Il più gran paradosso della storia della poesia è che uno possa essere, in tutto ciò che forma la grandezza dei poeti antichi , un barbaro, cioè difettoso e deforme dalla testa ai piedi, e rimanere tuttavia il più grande poeta. Così è infatti per Shakespeare, che, paragonato con Sofocle, è come una miniera piena di un'immensità di oro, piombo e ciottoli, mentre quello non è soltanto oro, ma oro anche lavorato nel modo piu nobile, tale da far quasi dimenticare il suo valore come metallo. Ma la quantità, nei suoi massimi potenziamenti, agisce come qualità. Ciò torna a vantaggio di Shakespeare"12. Non dimentichiamo però che Shakespeare se era “un barbaro che era non privo di ingegno”13 leggeva tuttavia gli autori latini e Plutarco tradotto dal Thomas North. “La poesia fonda la sua potenza sulla compressione. Poeta in tedesco si dice Dichter, colui che rende le cose dicht (spesse, dense, compatte). L’immagine poetica comprime in un’istantanea un momento particolare caratteristico di un insieme più vasto, catturandone la profondità, la complessità, il senso e l’importanza”14. Come l’immagine onirica, la parola del poeta è costituita da una condensazione. La conoscenza dei classici è conferisce il sicuro possesso della parola che è utile in tutti i campi, da quello liturgico a quello erotico: "Non formosus erat, sed erat facundus Ulixes/et tamen aequoreas torsit amore deas ", bello non era, ma era bravo a parlare, Ulisse, e pure fece struggere d'amore le dee del mare, scrive Ovidio nell'Ars amatoria (II, 123 - 124). Kierkegaard cita questi due versi nel Diario del seduttore (7 giugno). Nei versi precedenti Ovidio consiglia di imparare bene il latino e il greco, per potenziare lo spirito e controbilanciare l'inevitabile decadimento fisico della vecchiaia: "Iam molire animum qui duret, et adstrue formae: /solus ad extremos permanet ille rogos. /Nec levis ingenuas pectus coluisse per artes/cura sit et linguas edidicisse duas" (Ars amatoria II, vv. 119 - 122), oramai prepara il tuo spirito a durare, e aggiungilo all'aspetto: solo quello rimane sino al rogo finale. E non sia leggero l'impegno di coltivare la mente attraverso le arti liberali, e di imparare bene le due lingue15. Bologna 22 marzo 2020. Giovanni Ghiselli 1 A. Schopenhauer, Parerga e paralipomena, Tomo II, 299. 2 Il greco e il latino, la religione e la matematica “Erano-e l’insegnante lo faceva notare spesso-del tutto inutili apparentemente ai fini degli studi futuri e della vita, ma solo apparentemente. In realtà erano importantissimi, più importanti addirittura di certe materie principali, perche sviluppano la facolta di ragionare e costituiscono la base di ogni pensiero chiaro, sobrio edefficace” (H. Hesse, Sotto la ruota (del 1906), p. 24. 3 Vittorio Alfieri nella sua Vita (composta tra il 1790 e il 1803) racconta di avere impiegato non poco tempo dell’inverno 1776-1777 traducendo dopo Orazio, Sallustio, un lavoro “piu volte rifatto mutato e limato…certamente con molto mio lucro si nell’intelligenza della lingua latina, che nella padronanza di maneggiar l’italiana” (IV, 3). 5 E. Morin, La testa ben fatta, p. 49. 6 T. Mann, Doctor Faustus, capitolo 2 7 Cfr- Orazio:"est modus in rebus, sunt certi denique fines,/quos ultra citraque nequit consistere rectum " (Satire , I, 1, vv. 106-107), c'è una misura nelle cose, ci sono limiti definiti 8 M. Cacciari, La mente inquieta, saggio su l’Umanesimo, caitolo primo Humanismus o Umanesimo?, p. 12) 9 Rane, v. 1391. Euripide, in gara con Eschilo, cita e pone sulla bilancia questo verso della sua Antigone , per noi quasi tutta perduta (fr. 170). Il peso maggiore però è del verso di Eschilo (fr. 279) al centro del quale si trova Qavnato~ (Rane, v. 1392). Dioniso, che fa da giudice, infatti dice che la morte è baruvtaton kakovn (1394), il guaio più pesante; Peiqw; de; kou`fovn ejsti kai; noun` oujk e[cwn (v. 1396), la Persuasione invece è leggera e senza pensiero. Snell difende Euripide dagli attacchi di Aristofane utilizzando una nota tratta dal Diario di Goethe che alcuni mesi prima della morte scriveva:"Non finisco di meravigliarmi come l'elite dei filologi non comprenda i suoi meriti e secondo la bella usanza tradizionale lo subordini ai suoi predecessori seguendo l'esempio di quel pagliaccio di Aristofane. (...) Ma c'è forse una nazione che abbia avuto dopo di lui un drammaturgo che sia appena degno di porgergli le pantofole?" B. Snell, La cultura greca e le origini del pensiero europeo, Aristofane e l’estetica, capitolo settimo, p. 189.. 10 Scritti corsari, p. 187. 11 Lettera a una professoressa , p. 95. 12 " Nietzsche, Umano, troppo umano II, Parte prima. Opinioni e sentenze diverse, 162 13 Manzoni, I promessi sposi, cap. VII 14 Hilman, La forza del carattere, p. 70. 15 Il latino e il greco ovviamente. Senza con questo trascurare le altre. Torna all'Appello  
1440. L'ESISTENZA DELL'EUROPA - Conversazione con il filosofo Massimo Cacciari  
15 APRILE 2020 Per l’Europa non ci saranno più esami di riparazione Conversazione con il filosofo Massimo Cacciari di Andrea Monda da L'Osservatorio Romano Bene ha fatto il Papa a concentrarsi nel messaggio Urbi et Orbi di Pasqua sulla situazione dell’Europa, a incitare l’Unione europea a ritrovare il sano spirito delle origini, ma il problema sembra proprio essere la sordità delle istituzioni politiche. Così esprime le sue preoccupazioni Massimo Cacciari, una voce che non poteva mancare nel nostro Laboratorio sul “Dopo la pandemia”. Si parla spesso del mondo che verrà fuori dall’emergenza sanitaria, perché sarà diverso, ma innanzitutto, quale lezione secondo lei possiamo apprendere da questa crisi? Sono diverse le lezioni che potremmo imparare da questa esperienza a livello internazionale, a livello nazionale e a livello locale. Prima di tutto questa pandemia insegna che ci sono delle cause all’origine di queste gravissime situazioni di altissimo rischio, cause che sono state denunciate da anni e alle quali nessuno ha mai messo mano. Penso a tutta la filiera agroalimentare o alla situazione ambientale, ovviamente si tratta di cause concatenate che insieme determinano l’altissimo tasso di rischio di pandemia. Non dimentichiamoci della sars, dell’ebola e di altri casi analoghi precedenti, e di tanti altri segnali che negli ultimi decenni avremmo dovuto raccogliere. Ora siamo in piena emergenza sanitaria ed è chiaro che dovremmo andare in una direzione che renda possibile la creazione di intese tra i diversi paesi colpiti, con strategie condivise. Non dico di creare “la repubblica mondiale” o “il governo planetario”, ma dico che tra i diversi stati su questioni come quelle finanziarie, dell’immigrazione o sulle grandi questioni di politica estera si dovrebbero rafforzare le intese a livello diplomatico e soprattutto politico. Se questo non dovesse verificarsi allora saremmo come oggi, a vivere tutto come “emergenza”, quando invece non si tratta di emergenze ma di elementi fisiologici, figli del processo di globalizzazione. Il movimento dei popoli, le crisi finanziarie, i disastri ambientali, le pandemie sono tutti fenomeni fisiologici per i quali si deve essere pronti. Estote parati, siate pronti come dice il Vangelo, questo vale per ogni uomo ma anche per i diversi paesi che invece sono stati tutti colti di sorpresa. Questo vale soprattutto per l’Italia, giusto? Direi soprattutto per l’Italia. Non si può continuare con una gestione solo emergenziale per cui tutto va in tilt a partire dalle strutture sanitarie e ospedaliere. Non si può addossare la colpa a un destino cinico e baro per il fatto che, ad esempio, noi abbiamo tre volte in meno i posti di rianimazione che in Germania o in Francia, questo non è colpa del fato ma di scelte politiche; né è colpa del destino se la struttura regionalistica ogni volta che c’è una crisi va in tilt (per un terremoto, per le epidemie, per le frane...) per cui scoppia sempre un conflitto insanabile tra poteri centrali e regioni, eppure tutti sanno benissimo che il nostro paese è ad altissimo rischio sismico o di inondazioni. Forse allora si dovrebbe mettere mano, per tempo, a un riassetto istituzionale per coordinare poteri centrali e amministrazioni locali. Ma la sensazione è che si continui ad andare a colpi di interventi emergenziali, con nulla di preparato, di organizzato, di programmato. Altro esempio: è noto che in Italia ci siano nove milioni di poveri di cui tre milioni in condizioni di povertà assoluta. Allora interveniamo per garantire un reddito di sopravvivenza ma ad oggi ancora non è stato erogato; il punto è dunque che esistono ancora tutte quelle strettoie amministrative, lacci e lacciuoli burocratici. Quando vogliamo capire che una riforma della burocrazia non è più procrastinabile? Eppure non se ne sente parlare... L’Europa uscirà senz’altro diversa da questa crisi. Il Papa nel suo messaggio Urbi et Orbi ha dedicato molto spazio all’Europa e ha fatto riferimento allo spirito della fine della guerra, a quel mettere da parte le rivalità per ricostruire insieme con spirito solidale l’Europa. Oggi più che mai. L’Europa da un certo punto di vista è ancora un’astrazione. O i governi europei trovano di fronte a questa emergenza che li coinvolge tutti una linea comune, una strategia efficace che dimostri di aver imparato la lezione, o la situazione potrebbe solo precipitare. La lezione che scaturisce non solo dalla pandemia ma prima ancora dalla vicenda della Grecia, dalla questione dell’immigrazione, dal fallimento di una politica estera condivisa. Ci sarebbero quindi le speranze di potersi riprendere dalla crisi e di poter procedere nella via dell’Unione europea, consapevoli però che non ci sono più esami di riparazione. Se si fallisce ora, la deriva dei nazionalismi diventerà una valanga inarrestabile. È necessario che i leader europeisti (o sedicenti tali) sappiano che l’Europa è al bivio decisivo: o riparte bene con un grande piano Marshall europeo, gli eurobond e via discorrendo o si fallisce. Un anno fa lei ha rilasciato un’intervista all’Osservatore Romano e disse che l’Italia e l’Europa erano vecchie, decrepite, ed entrambe avevano bisogno di un “fertilizzante”, e da non credente, indicava nella presenza della Chiesa e della spiritualità cristiana quel fertilizzante; oggi l’Europa sembra, anche fisicamente, in agonia, quale può essere allora la responsabilità dei cristiani? Senza la cristianità non può esserci nemmeno l’idea di Europa. Ovviamente nella consapevolezza che l’essere cristiano si può definire in vari modi e anche in modi tra di loro confliggenti, ma senza questo riferimento non si va da nessuna parte, tantomeno ora in cui i valori sono necessari e urgenti, uso questa espressione quasi in senso materiale, cioè quello che deve essere messo in campo per uscire da questa situazione. Ebbene, di quali valori stiamo parlando se non quelli della solidarietà, dell’amore del prossimo? È ora di farla finita con la filopsichia, l’amore della propria anima, devono entrare in campo questi valori con tutta la loro concretezza altrimenti non usciamo da questa situazione, ogni paese crollerà con il culto del proprio ombelico fino a sprofondare. E allora diventa importante la presenza della Chiesa, con le sue immagini, i suoi gesti così fortemente simbolici. Pensiamo in concreto al gesto del Papa che in questi giorni va in Piazza San Pietro, vuota, per pregare, benedire, gesti potenti che hanno un enorme valore, gesti di estrema drammaticità che sottolineano quello che dicevo prima: siamo di fronte a un bivio e questo vale anche per la Chiesa. Siamo tutti di fronte a quella piazza vuota, una piazza che non si può riempire come prima, non si può pensare più di riempirla come si faceva prima, con i turisti, con chi si va a fare la passeggiatina, no, sarebbe una tragica illusione. Per la Chiesa come per l’Europa o nascono dei “cives” europei veri, cittadini di questa benedetta terra, impegnati, responsabili oppure l’Europa, e quella piazza, resteranno vuote. Il predicatore della Casa Pontificia padre Cantalamessa nella predica del Venerdì santo ha detto che non si può tornare a vivere come Lazzaro, che torna dalla morte alla stessa vita di prima, e poi morirà di nuovo, ma si deve risorgere come Gesù, per la vita piena, eterna. Esattamente: non si può riempire la piazza come prima con l’illusione di ripristinare lo status quo ante. Dalla crisi si esce con una nuova volontà comune europea, che magari riprenda un’idea d’Europa che non si è mai concretizzata, si deve ripartire con quello spirito di riforma interna e di maggiore collaborazione e cooperazione internazionale. Qualche giorno fa gli italiani hanno applaudito gli albanesi che vengono in soccorso e si sono indignati contro i paesi nordici che non lo fanno, ma il punto forse è che non si può chiedere l’aiuto degli altri per rimanere identici a quello che eravamo, perché prima la situazione non era virtuosa. Possiamo chiedere aiuto ma per cambiare, non per rimanere uguali. Sono perfettamente d’accordo; una delle cose più odiose è questo piagnisteo nei confronti dell’Europa che ha responsabilità immense (e possiamo parlarne anche peggio dei più severi critici dell’Europa), ma tu devi dire finalmente cosa vuoi fare tu. Anche perché non è l’Europa che ti ha costretto ad aumentare costantemente il debito in questi ultimi 25 anni, non è l’Europa che ti ha costretto a non fare le riforme istituzionali. Quindi tu devi dire cosa vuoi fare e non fare il bambino che dice “chiedo alla mamma, al papà” e poi ti lamenti se il papà e la mamma non ti danno i quattrini. Ci sono tanti problemi, e bisogna quindi uscire da questa crisi con delle politiche di convergenza europea sul piano fiscale e sul piano sociale. Pensiamo al problema dell’immigrazione che va assolutamente affrontato anche se ora al momento tace ma potrebbe esplodere in ogni momento. Facciamo quindi un discorso serio sulle colpe dell’Europa ma prima di tutto facciamo un discorso serio a casa nostra. Ma non sento molti che intraprendono questo discorso, che si chiedono su come noi italiani intendiamo affrontare il dopo emergenza sanitaria quando si tratterà di fare i conti. Su queste pagine l’economista Stefano Zamagni ha detto che si deve affrontare con spirito critico il neoliberismo, l’assetto economico dominante di cui la crisi ha svelato tutte le contraddizioni. Da una parte è chiaro, soprattutto in momenti di crisi, che politiche neoliberiste non consentono politiche di welfare, politiche sociali. Allarghiamo però l’orizzonte e usciamo dall’Europa e dagli Usa e pensiamo a ciò che sta emergendo in vista del dopo crisi, ai nuovi equilibri internazionali. Il modello neoliberista è in crisi, da tempo, pensiamo alla crisi finanziaria di una dozzina di anni fa, ma verso quale modello si sta procedendo? Quale modello si sta predisponendo per il dopo? Non mi sembra che sia un ritorno a un modello socialdemocratico. Mi sembra piuttosto un modello che emerge nei grandi spazi imperiali in cui abbiamo un’assoluta simbiosi tra politica e capitalismo, penso ad alcune aree geografiche in particolare. Non si tratta certo del liberismo degli anni ’80, il liberismo dei Reagan o della Thatcher che era basato sul capitalismo liberato dai lacci e lacciuoli statali, ora invece tutti i capitalisti del mondo si stanno accorgendo che hanno bisogno di protezione e di governo, come ha dimostrato la grande crisi finanziaria. Emerge quindi in queste aree un modello basato sul connubio strettissimo tra mercato e classe dirigente che porta a un modello industriale monopolistico dove capitale e politica sono connessi e non puoi più distinguerli. Questo è il grande modello che sta vincendo e oggi anche estendendo un po’ dappertutto, per cui criticare il neoliberismo è giusto ma fuori tempo, perché oggi abbiamo a che fare con un modello nuovo di capitalismo che avanza, diverso, che è per giunta connesso con una funzione inevitabilmente autoritaria che mette in crisi profonda ogni assetto che voglia dirsi democratico. È una tendenza che soffia un po’ dappertutto, con il legislatore e i parlamenti un po’ dappertutto che contano sempre meno, anche qui in Italia, mi sembra evidente. Non è un buon segnale, indica che queste sono le grandi tendenze nel mondo contemporaneo, che dovrebbero risvegliare un sussulto di chi ha a cuore la democrazia prima che la situazione degeneri definitivamente. La missione dei democratici oggi dovrebbe essere questa, anche se all’orizzonte non vedo molto in giro, ma è proprio qui in Europa che dobbiamo cercare, e l’aiuto della parola della Chiesa potrebbe servire. Una parola che suona un po’ inquietante oggi è “identità”, con la sua ambiguità. Secondo lei c’è bisogno di più identità o di meno identità? Di più senz’altro. Noi esseri umani passiamo tutta la vita a cercare di conoscere noi stessi, di saperne di più, di capirci. Il che significa ragionare sul proprio passato per vedere che cosa di questo passato sia intervenuto nel formare il proprio carattere e per interrogarci, chiederci cosa speriamo, quale è il senso, lo scopo della vita. Cerchi di mettere a fuoco la tua identità ma poi scopri che questa ricerca non può svolgersi in termini solipsistici ma si svolge all’interno di un dialogo, di un colloquio con gli altri, all’interno di relazioni. Il momento del rapporto e quindi del riconoscimento dell’altro è fondamentale, quindi direi che oggi abbiamo bisogno di sempre più identità ma che deve essere intesa come ricerca da fare insieme, pensiamo alla propria identità ma anche all’identità delle comunità e quindi anche dell’Europa. Se si rimette in moto questa ricerca il problema dell’Europa si risolve, altrimenti si mettono in moto dei “meccanismi identitari” che sono un’altra cosa, sono la degenerazione, il sintomo che con l’identità abbiamo dei problemi. In questi meccanismi identitari viene rovesciata la logica, non si cerca più l’identità ma la si considera in modo astratto, come dato acquisito, non come ricerca da effettuare attraverso il dialogo con l’altro, con la diversità; accade quindi che ogni diversità diventa “nemico”. Una ricerca comune attraverso il dialogo verso un orizzonte che non è mai stabile, fisso, astratto: è così che deve configurarsi l’Europa come organismo vivente che si adatta ai diversi incontri, alle diverse situazioni. Perché l’identità non è un essere ma un dovere essere, uno scopo che puoi svolgere soltanto nel rapporto all’interno di un collettivo, di una comunità. E invece abbiamo avuto l’esplosione negli ultimi anni dei cosiddetti sovranismi... Questi fenomeni nascono proprio dall’aver trascurato la dimensione delle identità e avere abbandonato molte persone a questo smarrimento, aver dato così linfa a questi meccanismi autoritari che sono la scorciatoia rispetto alla faticosa ricerca dell’identità. Dal punto di vista politico i nazionalismi sono nient’altro che il prodotto degli errori, dei fallimenti delle politiche unitarie realizzate. Se fai una sciagurata politica di annessione di stati dentro l’Europa senza nessuna cura di quella situazione storica particolare commetti un errore politico che non può non avere gravi conseguenze. Il caso della Grecia è il più macroscopico. Tutti i popoli europei hanno visto come è stato trattato non il governo (che non meritava molto) ma il popolo greco. Prima di allora in Europa c’era soltanto la Le Pen in Francia che aveva un piccolo peso a livello elettorale, ora siamo giunti al punto che i nazionalismi minacciano di prendere la maggioranza del Parlamento europeo, rischio che abbiamo corso dopo la pessima gestione della crisi finanziaria e dell’immigrazione, due fatti che dicono il fallimento dell’Unione europea. Eppure al tempo stesso oggi l’Europa non può permettersi di fallire perché altrimenti il mondo che verrà fuori da questa crisi della pandemia sarà in mano ai grandi imperi, con quali conseguenze è presto per dirlo. Torna all'Appello  
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