27 GIUGNO 2018
L’Università degli studi Link Campus ospiterà il 5 Luglio l’evento europeo legato al progetto E-COMMA dal titolo “Come la formazione incontra il mercato del lavoro in E-Commerce and E-Marketing”.
La giornata è organizzata da CIAPE, Centro Italiano per l’Apprendimento Permanente, partner del progetto insieme agli enti: Wroclaw University of Economics (Polonia), Guimel (Francia), University of Economics in Katowice (Polonia), FOM Hochschule (Germania).
I lavori si apriranno con l’intervento della Dott.ssa Emma Pietrafresa, ricercatrice ed esperta dei cambiamenti apportati dal digitale al mondo del lavoro che offrirà una panoramica sull’evoluzione del settore cercando di capire se le recenti trasformazioni abbiano portato alla nascita di nuovi lavori o alla necessità di maggiore professionalizzazione dei profili esistenti.
Link Campus con la ricercatrice Dott.ssa Lorenza Parisi sarà quindi impegnata nella moderazione del Discussion Panel che vedrà confrontarsi esperti e professionisti del settore sulle necessità formative, sulle richieste del mercato e condividere esperienze di successo.
L’evento nel suo complesso rappresenterà un’occasione per diffondere i risultati del progetto, e per avviare un dibattito con esperti del settore, decisori politici, associazioni d’imprese e studenti su come le opportunità formative e le competenze in uscita possano e debbano uniformarsi alle necessità del mercato del lavoro.
La partecipazione e gratuita.
Per ulteriori dettagli è possibile scrivere a mobility@ciape.it
13 Settembre 2018
di Federica De Vincentis
da Formiche.net
In un mondo sempre più connesso, proteggere le infrastrutture critiche vuol dire oggi anche presidiare in modo costante la Rete identificando cyber attacchi di ogni tipo e fermando gli attori malevoli che li conducono.
LE ATTIVITÀ DELLA POSTALE
Questo compito viene oggi svolto – in ambito law enforcement – dal Cnaipic, un’unità specializzata della Polizia Postale e delle Comunicazioni, nel quadro di un’architettura istituzionale che vede nel Cisr l’organo istituzionale di raccordo politico-strategico sul tema della sicurezza nazionale (anche in campo cyber) e nel Dis l’organismo centrale centrale chiamato a definire ed attuare la governance in materia di sicurezza cibernetica. Le varie attività del Servizio e in particolare quelle del centro anti-crimine informatico – operativi 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 – sono state illustrate dal direttore della Postale, Nunzia Ciardi, in una lectio tenuta nei giorni scorsi. Il momento formativo si è svolto nel ciclo di attività del Master in Intelligence e Sicurezza della Link Campus University diretto dal professor Marco Mayer, all’interno di uno specifico modulo di cyber intelligence coordinato dal professor Michele Colajanni, tra le altre cose responsabile dei Master universitari in “Cyber Defense” e in “Digital Forensics” per lo Stato Maggiore della Difesa presso la Scuola delle Telecomunicazioni di Chiavari.
UN PROBLEMA CRESCENTE
Offensive cyber e altri abusi commessi via Web – come la pedopornografia o il traffico di merce illecita -, ha spiegato la Ciardi, sono problematiche in grande crescita. L’anno scorso, la Polizia Postale ha potuto elaborare e diramare ben 31.524 alert alle infrastrutture del Paese. Si è dunque assistito a un evidente incremento dell’attività di contrasto alla minaccia cibernetica, attestato dal fatto che gli ‘alert’ inviati dal Cnaipic ai gestori di servizi essenziali sono stati di un numero cinque volte maggiore rispetto alle segnalazioni del 2016. Il Centro ha anche gestito monitoraggi della rete che hanno riguardato strutture sensibili di rilievo nazionale. In particolare la sala operativa del Centro ha gestito 1006 attacchi informatici nei confronti di servizi internet relativi a siti istituzionali e infrastrutture critiche informatizzate di interesse nazionale e 80 richieste di cooperazione nell’ambito del circuito ‘High Tech Crime Emergency’. In questo ambito, nel 2017, sono state avviate 68 indagini, 33 persone sono state denunciate e due arrestate.
LE CONSEGUENZE
Nel cyber spazio, ha ricordato il direttore della Postale, ogni attacco, quando non è prevenuto e contrastato adeguatamente, può provocare conseguenze potenzialmente disastrose, come dimostra il recente caso del cryptolocker Wannacry che ha messo in ginocchio per ore il sistema sanitario britannico.
LA RISPOSTA
Di fronte a queste emergenze, il Servizio sta intensificando la condivisione operativa e l’information sharing pubblico-privato attraverso la stipula di specifici Protocolli a tutela delle infrastrutture critiche nazionali. Altre attività riguarderanno, invece, l’espansione del modello Cnaipic anche a livello regionale, con l’apertura su tutto il territorio nazionale di centri dedicati soprattutto alla protezione delle Pmi, spesso più fragili e meno in grado di investire in cyber security ma che rappresentano la spina dorsale dell’economia del Paese.
LA NECESSITÀ DI ESPERTI
Questo scenario, complesso e in costante evoluzione, rende fondamentale oggi la creazione di figure esperte in grado di analizzare, a 360 gradi, le minacce provenienti dalla Rete. “Analisti ed esperti di intelligence sono sempre più richiesti dagli apparati istituzionali preposti alla sicurezza nazionale e alla pubblica sicurezza, dalle forze armate, dalle aziende e dai centri di ricerca pubblici e privati”, spiega il professor Mayer. Le iscrizioni alla nuova edizione del percorso formativo, la tredicesima, sono aperte fino al 31 ottobre prossimo.
“Per affrontare queste nuove sfide il Master, della durata di un anno, coinvolge, in qualità di docenti, figure professionali di eccellenza, provenienti dalle comunità di Intelligence, dal mondo accademico e della ricerca, dal comparto difesa e sicurezza e dalle aziende”.
In una società ad alto grado di digitalizzazione come quella attuale, conclude il docente, “è necessario promuovere una convergenza strategica e operativa tra processi Humint, Osint e Sigint creando nuovi modelli organizzativi. A ciò sarà dedicata in particolare la prossima edizione del Master sperimentando in particolare approccio all sources con simulazioni pratiche su attribution a attori parastatali”.
07 Settembre 2018
da Formiche.net
Il numero di maggio del 2003 del Harward Business Review, riportava un articolo di Carr, It Doesn’t Matter, in cui si affermava che essendo il software oramai una commodity e non più un elemento di differenziazione tra le aziende per la competitività, era inutile per le imprese continuare ad investire in prodotti software specifici per il proprio mercato e per la propria organizzazione, piuttosto era più efficiente comprare quelli già presenti e standard sul mercato.
Questo concetto fu fatto proprio da tutte le grandi società di consulenza e in Italia l’industria nazionale del software che, dopo la scomparsa dell’Olivetti, era già debolissima, ebbe il colpo di grazia.
Così oggi la prime dieci società italiane di informatica sono state costrette a trasformarsi sostanzialmente in system integrator, cioè evoluti integratori di prodotti software ed hardware esteri.
Intanto oggi le società che valgono più in borsa sono proprio società di informatica basate su tecnologie e/o algoritmi di loro proprietà e sono estere.
Oggi nei sistemi di rete delle grandi e piccole imprese, nelle pubbliche amministrazioni centrali e locali, troviamo un arcobaleno di tecnologie provenienti da ogni parte del mondo, selezionate solo in funzione del costo (quello minore) che tecnici italiani, dopo aver studiato per 5 anni di scuole superiori, 5 di università e spesso da uno a tre anni di master o dottorato, hanno semplicemente integrato cioè fatto funzionare insieme.
Il lavoro di un progettista o programmatore di software che nella sua essenza è di creatività, è stato forzato sino a diventare pari a quello di un giocatore di Lego senza che neanche possa scegliere il colore dei mattoncini da mettere insieme.
La competitività delle aziende, soprattutto del made in Italy o meglio del best of Italy, si misura e si misurerà soprattutto sull’introduzione di nuove tecnologie e metodi quali l’additive manifacturing, l’intelligenza artificiale nei processi e un’adeguata difesa della proprietà intellettuale e del know how, attraverso la cybersecurity, e quindi dobbiamo ritrovare lo spirito di ripensare ad un’industria nazionale del software.
L’istituzione del Laboratorio Nazionale di cybersecurity e quello sull’Intelligenza artificiale Ai sono un buon segnale della nuova volontà di marcare la presenza da parte dei centri di ricerca e delle università italiane. Ma…
Un milione e ottocentomila fiorini ungheresi al mese, questo è stato l’ultimo costo per la cybersecurity italiana.
Un milione e ottocentomila fiorini ungheresi sono circa 5.500 euro, questa l’offerta ricevuta da un nostro assegnista di ricerca da un azienda ungherese per trasferirsi a Budapest.
È andato, dispiaciuto ma è andato, da noi al massimo avremmo potuto offrirgli 1.800 euro, meno di un terzo. La legge non consente di dargli di più.
Forse va ripensato l’intero processo università-impresa e quello normativo universitario, sia per consentire ai nostri giovani di continuare a coltivare la propria passione, perché scrivere un software è un po’ come scrivere un romanzo, è scrittura creativa, sia restituendo ai dipartimenti e alle Università una maggiore libertà di azione nei settori che il governo in un Piano nazionale indichi come strategici per il Paese.
Esistono nelle nostre università nicchie a volte eccellenti di tecnologie, incapaci di diventare prodotti protagonisti del mercato italiano e mondiale, perché nessuno ci crede e ci investe.
Avere un’industria del software nazionale significa avere un futuro nella competizione della società digitale che si approssima, significa poter proteggere le proprie infrastrutture senza timori di back door ecc., significa maggiore tutela della privacy dei nostri cittadini.
Significa dare a tutta l’industria manifatturiera una possibilità in più di innovarsi e competere.
Per riflettere: Massimo Marchiori dell’Università di Padova, ideò Hyper Search, un motore di ricerca che basava i risultati non soltanto sui punteggi delle singole pagine, ma anche sulla relazione che lega la singola pagina col resto del web. Questo lavoro è stato citato nell’articolo in cui è stato formulato l’algoritmo Page Rank e Page Rank è la parte più importante dell’algoritmo di posizionamento di Google, ora parte di un sistema ancora più avanzato.
Chissà se Google fosse nato in Italia cosa sarebbe successo?
Ritorna l’antica di noi vecchi informatici: chissà se il microprocessore Olivetti fosse rimasto in Italia cosa sarebbe successo?
Proviamo invece a fare in modo che i nostri giovani fra qualche anno possano dire: questa AI è stata sviluppata in Italia, oppure questa applicazione della blockchain, oppure questo software per la cybersecurity, oppure qualsiasi cosa che verrà e quindi ora l’Italia possiede un unicorno dell’industria del software!
Io ci credo.
28 GIUGNO 2018
La svolta tecnologica parte anche dall’università. Per questo è fondamentale promuovere la cultura digitale allo scopo di favorire la conoscenza e l’utilizzo dei servizi digitali della pubblica amministrazione da parte di cittadini e imprese.
A tale proposito è stato siglato un accordo di collaborazione tra la Link Campus University e l’associazione Italian Digital Revolution (www.aidr.it).
A sottoscrivere l’intesa, che ha il duplice obiettivo di condividere le esperienze e di fornire un supporto tecnico nella didattica digitale attraverso nuovi percorsi di insegnamento che possono portare al salto evolutivo dell’ateneo internazionale, il presidente di Link Campus Vincenzo Scotti e il presidente di Aidr Mauro Nicastri, dell’Agenzia per l’Italia digitale.
“Sono particolarmente felice di aver firmato questo accordo con l’Aidr che è fortemente impegnata sul piano tecnico e civile nell’utilizzazione delle tecnologie con l’obiettivo di accrescere la compartecipazione dei cittadini alla vita pubblica”, ha affermato Scotti, aggiungendo che “in questo modo anche i giovani avranno l’opportunità di misurarsi con nuove professioni. La nostra università è molto impegnata su questo versante per raggiungere risultati concreti in un mondo in piena trasformazione”.
“Per noi è importante l’avvio di questa collaborazione – ha detto Nicastri – soprattutto nell’ottica di promuovere la cittadinanza digitale favorendo la definizione di strategie di promozione dei servizi digitali per le PA così come previsto dalle linee guida dell’Agenzia per l’Italia digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri”.
05 Settembre 2018
Di Brunella Botte e Giada Marinensi, ricercatrici DASIC, Link Campus University MAKER FAIRE
Il celeberrimo investigatore nato dall’immaginazione di Sir Arthur Conan Doyle, l’interactive storytelling e gli smart object sono gli ingredienti principali di Sherlock Holmes & the Internet of Things, un progetto ideato dalla Columbia University School of the Arts. L’obiettivo di questo ambizioso esperimento è stato quello di esplorare le potenzialità dello storytelling collaborativo su scala globale, utilizzando la contestualizzazione narrativa offerta dalle immortali vicende di Sherlock Holmes.
Al progetto hanno partecipato oltre 2000 persone, provenienti da più di 60 Paesi, che per sei settimane sono state impegnate nell’ideazione, nella progettazione e nella prototipazione di una versione delle imprese del detective creato da Conan Doyle adattata ai giorni nostri. Team composti da storyteller, designer, maker e hacker hanno, infatti, lavorato alla ricostruzione di scene del crimine ispirate ai racconti di Sherlock Holmes, e le hanno arricchite con smart object programmati appositamente in maniera da poter fornire indizi agli investigatori chiamati a condurre le indagini.
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12 LUGLIO 2018
Di Lia Alimenti, ricercatrice DASIC, Link Campus University MAKER FAIRE
L’innovazione tecnologica ha già cambiato i percorsi professionali rendendo i mestieri del futuro sempre più basati su competenze ibride e sulla nascita di nuovi team interdisciplinari. Partiamo dall’e-health: abbiamo scambiato due chiacchiere con Luca Borro, un giovane architetto di 31 anni della provincia di Roma, esperto in 3D Advanced Modelling e con la passione della medicina. La sua fama risale al caso delle gemelline siamesi separate grazie ad una straordinaria operazione chirurgica avvenuta nel 2017 presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Ad oggi le sorelline sono perfettamente divise con organi separati e autonomi.
Luca ha fatto parte dell’equipe medica multidisciplinare con un team totale di 40 persone, in particolare ha portato le sue competenze nel 3D in campo medico, lavorando alla realizzazione e alla stampa dei modelli tridimensionali delle gemelline siamesi.
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27 Agosto 2018
da Formiche.net
La trilogia di Matrix, i film dei “The Wachowski Brothers” termina con un accordo di pace tra un Uomo “NEO” leader dell’ultima città degli uomini, quasi diventato una macchina e le Macchine con Intelligenza Artificiale che avevano preso il possesso della Terra.
L’accordo prevedeva che le Macchine avrebbero fermato la guerra agli uomini se NEO avesse distrutto il virus intelligente – Mr Smith – il quale voleva distruggere l’ultima città degli uomini per poter prendere successivamente il controllo del mondo delle Macchine.
Le Macchine accettano questo scambio in quanto impossibilitate a difendersi da questo virus perché costituito della loro stessa natura e quindi subiscono che sia l’essere umano NEO a fungere da antivirus.
Viviamo in un mondo sempre più guidato da quello che potremmo chiamare “la visione algoritmica”.
Infatti nelle nostre attività quotidiane assumiamo decisioni e ci comportiamo in funzione dei risultati dell’analisi che i molteplici algoritmi dei nostri devices ci propongono, fosse nella sanità, nei trasporti o nella sicurezza informatica e di prossimità, solo per menzionarne alcuni. Il mondo come è visto dai computer in questi campi è la realtà dominante, ma anche il marketing di una piccola azienda spesso è guidato da AI quali AdWords o Google Trends o altro.
Marvin Minsky matematico e pioniere della AI affermava che :”Il concetto stesso di intelligenza è come il trucco di un mago sul palcoscenico, come il concetto di “regioni inesplorate dell’Africa”. Scompare non appena lo scopriamo.”
Se è vero ciò, per comprendere gli sviluppi della AI dobbiamo farci guidare dalla nostra capacità di pensiero astratto, nato ad Elea con Parmenide cioè dal rigore profondamente razionalista nell’indagine della realtà e con la sostanziale diffidenza nei confronti di un approccio basato sui sensi e sulla loro capacità percettiva. E’ noto che la più grande rivoluzione del secolo scorso non solo scientifica e che non ha ancora finito di sorprenderci, è stata la Teoria della Relatività nata dalla grande capacità di pensiero astratto di Einstein, una teoria che contrastava e contrasta totalmente con la realtà percepita dai sensi.
Oggi l’AI domina nel gaming, ha fatto notizia che l’AI di Google ha battuto il campione del mondo di GO, mentre da tempo domina negli scacchi. Le AI sono in grado di interagire con il linguaggio naturale e di elaborarlo, dominano nella visione e lettura delle immagini, si considerino ad es. i sistemi di riconoscimento facciale che tutte le sere vediamo in TV su NCIS, AI che riconoscono la grafia di una persona e la interpretano. Senza annoverare l’uso dei robot intelligenti nelle aziende o nelle case per l’assistenza degli anziani.
Ma d’altronde tutti noi ci facciamo consigliare da SIRI, o Google Now, o Google Maps sul miglior percorso per tornare a casa evitando il traffico ed assumendo la proposta di percorso come se provenisse dal mondo reale e non da un algoritmo intelligente.
Certo l’AI non ha ancora conquistato il mondo, ma è in aumento il suo uso nelle industrie a tutti i livelli. In effetti, società di forecasting, prevedono che il 30% delle aziende la introdurrà nei propri processi entro il 2019, rispetto a solo il 13% dello scorso anno e Google, IBM, Amazon, Microsoft, Apple e molte altre aziende stanno rendendo l’AI una priorità.
Vediamone alcune.
È di questi giorni la decisione di Google di affidare ad una Intelligenza Artificiale (DeepMind) la gestione del raffreddamento e della sicurezza dei propri smisurati data center sparsi per il globo, ottenendo un risparmio di energia del 40%.
Ogni cinque minuti, viene estratta un’istantanea del sistema di raffreddamento del data center da migliaia di sensori che viene trasferita alle reti neurali di Deepmind, le quali fanno una previsione di combinazioni di azioni potenziali che potrebbero incidere sul consumo energetico futuro. Il sistema di AI identifica quindi quali azioni ridurranno al minimo il consumo di energia, soddisfacendo anche ai vincoli di sicurezza. Il set di azioni che minimizza il consumo viene quindi inviato al centro dati, dove viene verificato dal sistema di controllo locale e quindi implementato. Risultato: 40% di energia consumata in meno.
Quanti di noi usano quotidianamente Waze per conoscere lo stato del traffico automobilistico condividendo le info in tempo reale con altri automobilisti? Dopo 12 anni di dati forniti da centinaia di migliaia di cittadini, credo che le capacità di Waze di conoscere e prevedere il traffico di Roma siano superiori a qualsiasi intelligenza umana!
Oggi l’AI di Alibaba, il più grande portale di e-commerce del mondo, gestisce 100 milioni di ordini al giorno, cosa impossibile per qualsiasi call center su base umana.
Wikimedia Foundation e Jigsaw hanno avviato una collaborazione per fermare i commenti offensivi su Wikipedia utilizzando una AI open source denominata Detox. Mi permetto di sottolineare questa della AI open source è una cosa da osservare per gli sviluppi futuri che avremo.
Quindi, entro pochi anni, l’AI supererà noi, esseri umani, in compiti semplici quali la traduzione delle lingue, anche simultanea, la guida di automezzi e molti compiti negli uffici pubblici potranno essere automatizzati e resi più efficienti per i cittadini. Ci vorranno però 30 o 40 anni, a meno di salti quantici, per compiti più complessi, soprattutto perché le AI hanno una intrinseca capacità distorsiva dovuta alla qualità e alle caratteristiche dei dati introdotti per addestrare gli algoritmi. Nota è la questione di Google Photo avvenuta nel 2015 sugli utenti afroamericani ecc. Per questo fondamentale è l’attenzione che i produttori di AI devono porre nell’inserimento dei dati per l’apprendimento e importante sarebbe coinvolgere un maggior numero di donne in questo settore, oggi sono soltanto il 12% dei ricercatori in AI.
In conclusione attualmente molte AI si introducono nelle nostre vite quotidianamente, quelle delle grandi società (Alibaba, Apple, Google, Microsoft, ecc.) ma anche AI open source che programmatori e sviluppatori stanno adattando per le medie aziende e tutto ciò migliora e migliorerà la nostra vita.
Ma la riduzione di costo delle potenze di calcolo, la miniaturizzazione del hardware e l’aumento della banda disponibile porterà AI in quasi tutti gli oggetti quotidiani.
È altamente probabile che accadrà quello che è avvenuto con i personal computer, come con Apple II, qualcuno inventerà la Personal AI e allora tutto diventerà più interessante.
Cosa succederà quando due o più AI di provenienza diversa si incontreranno nel cyberspace? Si riconosceranno? Potranno collaborare insieme? Avremo team di AI che collaboreranno insieme su un progetto? Oppure AI che confliggeranno tra di loro? E le personal AI come saranno integrate con le HI (Human Intelligence) di cui saranno proprietà? Quali saranno le leggi e le regole di questo spazio abitato da AI? Saremo in grado di scriverle?
O si auto-organizzeranno? Se il tuo capo in azienda sarà un’AI, come funzionerà il diritto del lavoro?
Ecco un nuovo territorio inesplorato, un nuovo viaggio verso la scoperta di nuovi mondi che avranno lo stesso senso etico dell’uomo e lo stesso tasso di criminalità dell’uomo, o forse meno, perché in Matrix anche l’ Oracolo – la più potente intelligenza artificiale con capacità di preveggenza, rappresentata da una signora di colore, anziana, saggia e gentile, dedita alla preparazione di biscotti ed incallita fumatrice, alla fine della trilogia accoglie l’alba di un mondo migliore creato da un essere umano.
18 LUGLIO 2018
Giampaolo Rossi, esperto di comunicazione e media, già Presidente di RaiNet S.p.A.ed editorialista per il giornale.it, è uno dei quattro Consiglieri di Amministrazione della Rai di nomina parlamentare.
All’interno della Link Campus University di Roma, Giampaolo è Direttore del Master in “Media & Entertainment” e Presidente del Consiglio Direttivo di POLIS – la Scuola Universitaria per la Formazione Politica.
A lui, dal Presidente dell’Università, Prof. Vincenzo Scotti, e dalla Dirigenza e da tutta la Link Campus University, vanno i più sentiti auguri di buon lavoro, nella convinzione che per il Consiglio d’Amministrazione della Rai sia stata scelta una persona di elevato spessore culturale e professionale in grado di dare un contributo fattivo ed innovativo al Servizio Pubblico radiotelevisivo.
01 Agosto 2018
Di Guido Pifferi, ricercatore DASIC, Link Campus University MAKER FAIRE
Si è appena conclusa l’edizione 2018 dell’E3 Electronic Entertainment Expo di Los Angeles: la rassegna di conferenze dei maggiori produttori e distributori di videogiochi mondiali che annuncia le più importanti novità del settore. Un mercato che nel 2017 ha fatto registrare una stima di valore record di 116 miliardi di dollari e che pare in costante crescita, superando di gran lunga sia l’industria cinematografica sia il mercato musicale.
Gli show più attesi erano quelli dei colossi produttori di home console, Sony e Microsoft, e il classico PC Gaming Showcase dedicato ai videogame destinati a essere giocati su PC. Nintendo, invece, anche per quest’anno, non è stata fisicamente presente con una propria presentazione sul palco ma ha introdotto tramite il consueto “direct” le novità previste per il prossimo anno solare.
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23 LUGLIO 2018
Sei un operatore museale e vuoi approfondire le tue competenze digitali? Stai pensando di cercare un lavoro nel settore museale o sei interessato al management culturale? Conosci l’inglese? Allora questo è il corso che fa per te.
Il progetto Mu.SA – Museum Sector Alliance offre una serie di opportunità formative – online e offline – per lo sviluppo di competenze digitali fondamentali per chi vuole lavorare con e per I musei.
Da oggi sono aperte le iscrizioni a Essential Digital Skills for Museum Professionals, il MOOC (Massive Online Open Course) proposto da Mu.SA.
Il corso ha l’obiettivo di sviluppare le competenze digitali e trasversali dei partecipanti per metterle a servizio dei musei in trasformazione nell’era digitale ed è indirizzato alla comunità museale, dai professionisti agli studenti, dai volontari a coloro che vogliono lavorare nel settore.
È un percorso flessibile e personalizzato che richiede un impegno di 10 ore settimanali per 8 settimane. E’ organizzato in moduli per permettere ai partecipanti di seguire al meglio i contenuti formativi proposti.
Saranno presenti tutor online, che assisteranno e faciliteranno il lavoro dei partecipanti.
Una volta iscritti, gli utenti potranno facilmente avere accesso ai video, ai test e alle esercitazioni da svolgere. Il corso vuole favorire la partecipazione attiva, l’apprendimento e il confronto tra gli altri iscritti.
Al termine del corso, i partecipanti avranno acquisito competenze digitali come la capacità di sviluppare una buona strategia digitale, di realizzare contenuti digitali e di utilizzare strumenti e piattaforme digitali. Inoltre, i partecipanti approfondiranno numerose altre competenze trasversali, tra cui il lavoro di gruppo, la leadership, il pensiero critico e un’efficace gestione del tempo.
Il corso è gratuito ed è aperto a tutti. La lingua principale del percorso formativo è l’inglese, mentre i video saranno sottotitolati anche in italiano, greco e portoghese. La piattaforma è accessibile a chiunque, attraverso una semplice procedura di registrazione
È possibile iscriversi entro il 30 settembre 2018. Essential Digital Skills for Museum Professionals inizierà nel mese di ottobre del 2018.
I partecipanti che completeranno il MOOC e avranno superato almeno l’80% delle attività previste potranno essere selezionati per continuare il percorso formativo e avranno la possibilità di iscriversi al corso avanzato di specializzazione della durata di 6 mesi. Gli studenti selezionati potranno scegliere uno dei seguenti profili professionali emergenti: Digital Strategy Manager, Digital Collections Curator, Digital Interactive Experience Developer and Online Community Manager.
Infine, tra chi avrà superato con successo il MOOC e il corso di specializzazione, verrà selezionato un gruppo di 25 persone per completare la formazione in-situ in uno dei musei europei proposti dal progetto.
Puoi trovare maggiori informazioni nel sito del progetto Mu.SA e nel video promozionale.
Guarda il video MuSA Learning journey per scegliere il tuo percorso formativo e visita il sito del progetto MuSA per saperne di più sul progetto Mu.SA.
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