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981. Frida Miranda Rodriguez Fotografa  
Frida Miranda R. (Estelì, 1989) è una fotografa ritrattista nicaraguense, con formazione specialistica in comunicazione visiva e sociale. Prima di aver concluso il ciclo di studi universitari in Comunicazione Sociale presso la UCA di Managua, Frida inizia a dedicarsi alla fotografia fino a fondare nel 2011 il Movimento Artìstico Fotogràfico "Flash Addicts" con l'obiettivo di valorizzare in Nicaragua la fotografia intesa come arte e attività professionale. Dal 2011 al 2016 inizia un percorso di approfondimento sulle tecniche fotografiche e cinematografiche con percorsi formativi e workshop in Germania, Spagna e Messico. Nel periodo messicano (2014-2016) Frida inizia ad avvicinarsi al mondo pubblicitario, collaborando con agenzie di advertising per la promozione di brand nazionali. Nel 2017 entra a far parte dell'agenzia pubblicitaria Jimmy K. con la quale realizza il reportage fotografico sociale "Tutto è possibile!" e "Elementary School of Pomerini", entrambi in Tanzania (Africa). Dopo aver vissuto in USA, Messico, Spagna e Nicaragua, oggi Frida ha trovato le sue nuove radici a Roma. Tra i progetti di maggior rilievo: "Sein und Zeit” (2015), studio fotografico sulla condizione dell'essere umano, tra ribellione e lavoro creativo e immobilismo giovanile "Husum. The Gray Town by the sea”(2014), studio fotografico sul concetto di spazio e limite. "Migraciones contemporaneas”(2016-2018), viaggi di persone alla scoperta di se stessi. (In progress) TAVOLO: REAZIONI MODERATORI: ELISEO SCIARRETTA - LORENZA PARISI ORARIO: 24 MAGGIO DALLE 15.00 ALLE 17.00 - 25 MAGGIO DALLE 9.00 ALLE 11.00  
982. Silvio Peroni Regista  
Silvio Peroni, regista teatrale e direttore artistico di Festival e rassegne culturali. Esordisce come regista a 22 anni. Negli anni realizza la regia di spettacoli e di letture poetiche debuttando in numerosi festival nazionali e curando l’allestimento di spettacoli nella maggiori piazze nazionali. Ha concentrato e specializzato il suo lavoro sulla drammaturgia contemporanea realizzando spettacoli di autori come Will Eno, Nick Payne, Mike Bartlett, Lucy Prebble, Annie Baker, Neil La Bute, Harold Pinter; creando una perfetta sinergia fra il lavoro con gli attori e i testi rappresentati. TAVOLO: OSTACOLI MODERATORI: : VALENTINA VOLPI - KATARZYNA LESZCZYNSKA ORARIO: 24 MAGGIO DALLE 15.00 ALLE 17.00 - 25 MAGGIO DALLE 9.00 ALLE 11.00  
983. Giovanni Sassu Direttore Museo  
Storico dell’arte, specializzato nell’arte dell’Italia settentrionale dal Quattro al Seicento, Giovanni Sassu è dal 2002 curatore dei Musei di Arte Antica e del Museo della Cattedrale di Ferrara. È autore di numerose pubblicazioni edite su riviste, cataloghi e atti di convegni italiani e internazionali incentrate sulla cultura figurativa dell’età delle corti, sul Manierismo emiliano e sulle connessioni tra arte e Controriforma. Membro di comitati scientifici di istituzioni museali e culturali (Gallerie Estensi, Istituto di Studi Rinascimentali), nonché di riviste specializzate (“Iconocrazia”, “Museoinvita”), è stato docente di Storia dell’arte medievale presso il Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali a Ravenna e di Museografia e Museotecnica per il Master in Conservazione dei Beni Culturali Ecclesiastici dell’Università di Bologna, sede di Ravenna. Tra i lavori più recenti il libro Il ferro e l’oro. Carlo V a Bologna (1529-30), edito a Bologna nel 2007, e Museo della Cattedrale. Catalogo generale (Ferrara 2010). Nel 2007 ha ideato e coordinato la mostra Cosmè Tura e Francesco del Cossa. L'arte a Ferrara nell'età di Borso d'Este (Palazzo dei Diamanti, 23 settembre 2007 - 6 gennaio 2008), nel 2013 l’esposizione Immagine e persuasione. Capolavori del Seicento dalle chiese di Ferrara (Ferrara, Palazzo Trotti Costabili, 14 settembre 2013 – 28 febbraio 2014); nel 2017, infine, ha curato l’esposizione monografica Carlo Bononi. L’ultimo sognatore dell’Officina ferrarese, Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 24 ottobre 2016 – 7 gennaio 2018, votata dalla stampa specializzata come una delle migliori dell’anno. Da non dimenticare l’apprezzata attività divulgativa, espletata attraverso la collaborazione con le testate “Civiltà del Rinascimento”, “Art&Dossier” e con la scrittura di diversi testi monografici per iniziative di grande diffusione come l’“Encyclomedia” di Umberto Eco (1996) e i nuovi “Classici dell’Arte” della Rizzoli (2004-2005). TAVOLO: RELAZIONI MODERATORI: VALENTINA RE - ELISA MANDELLI ORARIO: 24 MAGGIO DALLE 15.00 ALLE 17.00 - 25 MAGGIO DALLE 9.00 ALLE 11.00  
984. Marco Serra Visual Practitioner  
Marco Serra – Visual Practitioner, sociologo del lavoro e dell’organizzazione, formatore e facilitatore dei processi di apprendimento, comunicazione e organizzativi.  Ha lavorato a lungo a Rio de Janeiro, in Brasile, occupandosi di sostenibilità e di business intelligence per conto di una grande impresa di telecomunicazioni. Ha svolto e svolge tuttora attività di ricerca e consulenza per imprese, associazioni e istituzioni. È fra i docenti di FQTS un progetto promosso dal Forum del Terzo Settore e del Master SocioCom dell’Università Tor Vergata di Roma. Collabora con la Scuola del Sociale di Roma e l’Associazione Nuovo Welfare. È fondatore di Mycro Working - Roma, uno studio associato multidisciplinare impegnato nell’ambito del design (degli ambienti di vita e lavoro, dei processi organizzativi, di apprendimento e della comunicazione) attorno al quale vive e lavora un vivace network professionale, scientifico ed artistico. Sito: www.marcoserra.me TAVOLO: TEMPO MODERATORI: MAVIE CARDI E CLAUDIA CONFORTINI ORARIO: 24 MAGGIO DALLE 15.00 ALLE 17.00 - 25 MAGGIO DALLE 9.00 ALLE 11.00  
985. Lidia Bachis Pittrice  
  Lidia Bachis nasce a Roma, vive e lavora a Viterbo dal 2011. Dopo gli studi, Liceo Artistico prima e l’Istituto Poligrafico della Zecca di Stato poi, inizia a frequentare l’ambiente artistico romano. Con la mostra personale dal titolo “Il Pasto nudo” entra ufficialmente a far parte del mondo delle arti visive, inserendosi “al di la delle molte differenze stilistiche e tecniche che dividono il lavoro di ogni artista da quello dell’altro - in un linguaggio emergente dell’arte italiana, che ha saputo mutuare dai propri padri e fratelli maggiori il recupero di un linguaggio pittorico colto”. Presto il suo lavoro pittorico viene affiancato da oggetti e video, dal “Kit di sopravvivenza di una geisha metropolitana” una valigia di plexiglass trasparante con l’essenziale per una vera ladies; “Alla camera di contenzione portatile” un baule da viaggio rivestito di raso e gommapiuma, al cui interno si trova un passerotto imbalsamato imbevuto di Chanel n°5; Alla gabbia francese anni ’50, un’opera sonora  dal titolo “Wie froh ich bin weg zu sei” (come sono contento di essere partito), un sacchetto di piume contenente un ipod ascoltabile con delle cuffie, il cui suono è la registrazione di canti di uccelli in un bosco. Fino alla realizzazione per la mostra “Baby – R” di un cd contenente la colonna sonora della mostra, una campionatura di musiche a partire dagli anni ’70 – da Starman di David Bowie a Future Sound of Lodondon con Eyes-Pop. Sue opere si trovano in collezione permanente nella Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Arezzo, nel Museo Internazionale della Donna di Scontrone (L’Aquila), al Museo di Arte Contemporanea di Teano (Caserta), nella Collezione Civica D’Arte Contemporanea di Pinerolo (Torino), in Russia al Novosibirsk State Art Museum (Novosibirsk) e al Madou Tower di Bruxelles. Tra le sue esposizioni più importanti: "L'immaginario e la forma" Museo Michetti, Francavilla; “Fragile” Lussemburgo Commissione Europea; “Woman as Philosopher from thought to communication” Commissione Europea  Tour Madou, Bruxelles; 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia; 55th International Art Exibhition, La Biennale di Venezia “The Arab Sirian Pavilion”; “C’era una volta…” Macro La Pelanda, Roma; “Better to eat you” Civita di Bagnoregio (VT); “Le relazioni pericolose, immaginario filmico e arti visuali”  Pinacoteca Comunale, Oristano; “Tavola imbandita, tavola bandita”, Scuderie Chigi Albani, Soriano nel Cimino (VT); “Roma 1914 storie della città” Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali, Roma; "Naturalmente" Scuderie Palazzo Chigi Albani; “Elementi cartacei”  Fondazione Carivit; “Mirabilia ed altri paesaggi” Museo Civico Diocesano, Pinacoteca di S. Francesco Acquapendente; "Villaggio Olimpico Villaggio delle arti" Auditorium, Roma; “Italiane dal libro al quadro” Villa Amoretti, Torino; “Codice 02” Chiostro del Bramante, Roma; “Lo spirito Olimpico” Casa Italia, Pechino (Beijing); TAVOLO: IMPEGNO MODERATORE: DESIREE SABATINI - ALDO ALLEGRINI ORARIO: 24 MAGGIO DALLE 15.00 ALLE 17.00 - 25 MAGGIO DALLE 9.00 ALLE 11.00  
986. Federica Sasso Fotografa  
Federica Sasso è una fotografa di moda e documentarista il cui lavoro si focalizza su temi legati all’universo femminile e all’adolescenza. Dopo aver studiato presso l’Istituto Italiano di Fotografia (IIF) di Milano, riceve una borsa di studio a FABRICA, centro di ricerca sulla comunicazione del Benetton Group a Treviso. Suoi lavori sono stati pubblicati su IO Donna, Amica International, Vogue, D La Repubblica, Vanity Fair, Pagina99, YET Magazine, Panorama ed esposti in Italia e Svezia. Federica è autrice del photobook (ora sold out) “Sick Sad Blue” che racconta la storia di Chiara, giovane donna che ha sofferto di anoressia. Federica è tra i fotografi selezionati nel libro “Up to Now. Fabrica Photography”, edito dal dipartimento editoriale di FABRICA. Nel 2016 ha scattato la campagna mondiale WE (Women Empowerment Program) di United Colors of Benetton. TAVOLO: PARTECIPAZIONE DOCENTE: ANTONIO OPROMOLLA - MASSIMILIANO DIBITONTO ORARIO: 24 MAGGIO DALLE 15.00 ALLE 17.00 - 25 MAGGIO DALLE 9.00 ALLE 11.00  
987. Cyber & Space Security: ecco quali sono le nuove sfide  
13 Novembre 2018 Di Pasquale Russo, Direttore Generale Link Campus University da Affaritaliani.it I had to take note that Space (around the Earth) no longer exists. Or at least the Space I remember no longer exists. Technological innovations in the field of materials, fuels, driving systems, etc. etc. and all network technologies, have incorporated space making it less mythical and rather a territory to be anthropized. Nowadays the movie "First Man" (first man on the moon) is in italian theaters and I noticed that while I want to see the film, maybe to reconcile with my adolescence, my seventeen year old son does not have the same interest in it. For him space is Elon Musk with his Space X, a shuttle of a private entrepreneur who leaves Earth, goes into space and returns from where he left, all in an automatic way. Space is also no longer the shared territory of Humanity, and the International Space Station, which at best represents the desire of Man to discover this domain, sooner or later will see initiatives of sovereignty and the the astronauts will divide, according to nationalities, the dining room and even toilets. Except for the Strategic Defense Initiative (SDI) of Ronald Regan, known as Space Shield, the neutrality of Space as a place of research has vanished, now it is becoming a commercial domain and therefore a domain where companies have to compete to acquire a dominant position in a geopolitical game, or market to sell rooms in Hotel for the Christmas holidays. The majority of the satellites in orbit are a patchwork of components to which different countries have worked, without any supply chain cybersecurity control, rather based on the mutual trust that normally exists between scientists and researchers, without any fear of being hacked, and many of them were built when the Internet was a baby. But even military satellites, spy satellites, designed and built many years ago, did not care much about information security, the main concerns were to prevent an enemy satellite from spraying paint on the lenses, to neutralize the vision. The current situation is that Space Agencies, the satellite industry, cybersecurity researchers, nongovernmental bodies, and intergovernmental satellite organizations show increasing awareness of the space cybersecurity challenge. Nevertheless, experts are worried. NASA’s former chief information security officer, Jeanette Hanna-Ruiz, warned that “it’s a matter of time before someone hacks into something in space.” And in 2016 Chatham House's David Livingstone asserted that "people are just shuffling... paper around" and suggested that only "a disaster" might catalyze serious action. In this Research paper of  Chatman House 9/2016: Space, the Final Frontier for Cybersecurity? the researchers described the following scenario: Much of the world’s critical infrastructure – such as communications, air transport, maritime trade, financial and other business services, weather and environmental monitoring and defence systems – depends on the space infrastructure, including satellites, ground stations and data links at national, regional and international levels. Satellites and other space assets, just like other parts of the digitized critical infrastructure, are vulnerable to cyberattack. Cyber vulnerabilities in space therefore pose serious risks for ground- based critical infrastructure, and insecurities in the space environment will hinder economic development and increase the risks to society. Cyberattacks on satellites can include jamming, spoofing and hacking attacks on communication networks; targeting control systems or mission packages; and attacks on the ground infrastructure such as satellite control centres. Possible cyberthreats against space-based systems include state- to-state and military actions; well-resourced organized criminal elements seeking financial gain; terrorist groups wishing to promote their causes, even up to the catastrophic level of cascading satellite collisions; and individual hackers who want to fanfare their skills. The pace at which technology evolves makes it hard, or even impossible, to devise a timely response to space cyberthreats. Humans too are affected by ‘digital ageing’ and legacy issues, and younger people use space-based and cyber communications in ways that make it difficult for older generations – and thus by implication some senior decision-makers – to fully understand the range of technologies and threats. Technology alone cannot provide the basis for policymaking on cybersecurity. Entirely or largely technological approaches do not have the breadth or depth to allow comprehensive participation, and would exclude many stakeholders who could otherwise contribute usefully to responses to the variety of threats propagated through the internet Then in 1989 prof. Isaac Ben Israel wrote an article: Philosophy and methodology of intelligence. The logic of estimate process, and in 2018 the book Intelligence Analysis Understanding Reality in an Era of Dramatic Changes  where on the introduction he defines four challenges: The Challenge of Emergence The Challenge of Disappearance The Challenge of Speed The Challenge of Constant Change The pillars was two statements: The primary role of intelligence analysis is clarifying reality - current and future, and understanding it. This definition assumes, of course, the existence of such a reality that can be clarified and understood. It rejects other approaches, which view the production of intelligence knowledge as a process of creating or building a new reality, and not as the reflection, disclosure or assessment of an existing or future reality. It obviously rejects approaches that deny, in principle, the existence of a reality that is not dependent on our interpretation. The role of analysis is practical and not theoretical. It is entirely directed towards the process of policy making, operational planning and force building. As an institution for clarifying and understanding reality, intelligence analysis is the primary learning generator about the enemy and the environment. In many cases, it also lays the ground for decision making processes, and assumes an active and central role in discussions regarding these issues. Another significant role of intelligence analysis is to shape the overall intelligence effort, with an emphasis on collection. How can we clarify the reality of cyber attacks in space? In the next four years almost another billion of people will be connected to the Internet and when the 5G will be realized many new users of space services, like the simple GPS or Netflix, will be in Africa or India, where cybersecurity is not the priority, so to the face the four challenges I mentioned before, will become really high. Is the time that the West  launch a common program on Artificial Intelligence for space defense? I think that the “attack surface” of space activities is expanding rapidly, but governments and industry are not taking adequate action or so it appeare. Sintesi in italiano: Ho dovuto prendere atto che lo Spazio (quello attorno alla Terra) non esiste più. O almeno lo spazio che ricordo non esiste più. Le innovazioni tecnologiche nel campo dei materiali, dei combustibili, dei sistemi di guida, ecc. in più tutte le tecnologie di rete, hanno incorporato lo spazio rendendolo meno mitico e piuttosto un territorio da antropizzare. Oggi il film "First Man" (il primo uomo sulla luna) è nei cinema italiani e ho notato che mentre voglio vedere il film, forse per riconciliarmi con la mia adolescenza, mio ​​figlio di diciassette anni non ha lo stesso interesse in esso. Per lui lo spazio è Elon Musk con il suo Space X, una navetta di un imprenditore che lascia la Terra, va nello spazio e ritorna da dove è partita, tutto in modo automatico. Lo spazio non è più il territorio condiviso dell'Umanità e la Stazione Spaziale Internazionale, che rappresenta al meglio il desiderio dell'uomo di scoprire questo dominio; prima o poi vedrà iniziative di sovranità e gli astronauti si divideranno, secondo le nazionalità, sala da pranzo e anche servizi igienici. Ad eccezione della Strategic Defence Initiative (SDI) di Ronald Regan, nota come Space Shield, la neutralità di Space come luogo di ricerca è svanita, ora sta diventando un dominio commerciale e quindi un dominio in cui le aziende devono competere per acquisire una posizione dominante nel gioco geopolitico o nel mercato per vendere camere in hotel per le future vacanze di Natale. La maggior parte dei satelliti in orbita è un mosaico di componenti a cui hanno lavorato diversi paesi, senza alcun controllo della cybersicurezza della supply chain, piuttosto basato sulla fiducia reciproca che normalmente esiste tra scienziati e ricercatori, senza alcuna paura di essere hackerati e molti sono stati costruiti quando Internet era un bambino. Ma anche i satelliti militari, i satelliti spia, progettati e costruiti molti anni fa, non si curavano molto della sicurezza delle informazioni, le preoccupazioni principali erano di impedire a un satellite nemico di spruzzare vernice sulle lenti, di neutralizzare la visione. La situazione attuale è che le agenzie spaziali, l'industria satellitare, i ricercatori sulla sicurezza informatica, gli organismi non governativi e le organizzazioni intergovernative dei satelliti mostrano una crescente consapevolezza della sfida della sicurezza informatica spaziale. Tuttavia, gli esperti sono preoccupati. L'ex capo della sicurezza delle informazioni della NASA, Jeanette Hanna-Ruiz, ha sottolineato che "è una questione di tempo prima che qualcuno hackeri qualcosa nello spazio". E nel 2016 David Livingstone di Chatham House ha affermato che "la gente sta solo muovendo... la carta in giro" e ha sottolineato che solo "un disastro" potrebbe catalizzare un'azione seria. Come possiamo comprendere e contrastare la possibilità  degli attacchi informatici nello spazio, dallo spazio e sulle infrastrutture a terra dello spazio? Nei prossimi quattro anni quasi un altro miliardo di persone sarà connesso a Internet e quando il 5G sarà realizzato molti nuovi utenti di servizi spaziali, come il semplice GPS o Netflix, saranno in Africa o in India, dove la sicurezza informatica non è la priorità; così le quattro sfide che ho citato prima, diventeranno davvero alte. È il momento in cui l'Occidente lanci un programma comune sull'intelligenza artificiale per la difesa spaziale? Penso che la "superficie di attacco" delle attività spaziali si stia espandendo rapidamente ma i governi e l'industria non stanno prendendo provvedimenti adeguati.  
988. USA e Cina si incontrano a Washington. Un nulla de facto in attesa del G-20  
20 Novembre 2018 di Lorenzo Termine da Geopolitca.info L’iniziativa, lanciata nell’incontro di Mar-a-Lago dell’aprile 2017 sotto ben altri auspici, aveva prodotto un primo summit nel giugno 2017. L’acuirsi delle tensioni (Corea del Nord, guerra commerciale) aveva impedito un nuovo summit fino al 9 novembre scorso. Un’analisi della conferenza stampa finale ci permette di avere un quadro dei dossier più importanti nella relazione strategica tra Cina e Stati Uniti. Al termine del secondo summit il discorso di Mike Pompeo ha sottolineato quali siano i dossier più importanti nella relazione tra Cina e Stati Uniti. In ordine: Mar Cinese Meridionale (MCM) Taiwan Xinjiang In merito al MCM, Pompeo chiede alla Cina di rispettare gli accordi ed interromperne la militarizzazione. Nell’area nelle ultime settimane, la tensione è andata crescendo dopo una serie di esercitazioni congiunte di Regno Unito e Giappone, il volo di B-52 degli USA, il passaggio di una nave da guerra della Corea del Sud ed una nuova Freedom of Navigation Operation (FONOP) degli Stati Uniti nella zona (durante la quale si sarebbe rischiata collisione tra una nave americana e una cinese). Rispetto al precedente incontro, i riferimenti alla situazione nel MCM si sono moltiplicati. Riguardo Taiwan, rimasta fuori dalla conferenza stampa del primo round del Dialogue, gli USA non avrebbero «cambiato politica» ma sono preoccupati del tentativo cinese di restringere lo «spazio internazionale» di Taiwan. Infine, Pompeo si è detto preoccupato della repressione religiosa di centinaia di migliaia di cristiani, musulmani e buddhisti con particolare riferimento allo Xinjiang (pur senza menzionarlo). È da notare come il tema dominante della conferenza stampa del primo round del Dialogue era stata la Corea del Nord e poco spazio era stato dato agli altri dossier. In poco più di un anno, le priorità sembrano essere cambiate radicalmente. A seguire, l’intervento di Jiang è iniziato proprio da Taiwan, accusata di essere la principale minaccia alla stabilità nello stretto. In merito all’isola, ha chiesto a Washington di non uscire dal solco tracciato della “One China policy” e muoversi cautamente. Interessante come Jiang abbia, poi, giustificato la militarizzazione delle isole nel MCM: pur riconoscendo lo scopo militare di alcune installazioni (novità rilevante), esse servirebbero a difendersi dalle minacce di chi conduce FONOP nell’area. In merito alla questione dei diritti umani, Jiang non ammette alcuna interferenza sostenendo che la Cina rispetta e protegge i diritti umani dei suoi cittadini. Il discorso di James Mattis ha aggiunto una serie di dettagli alla posizione statunitense. Il Segretario alla Difesa ha sottolineato come la National Security Strategy 2017 riconosca una dinamica di competizione tra Cina e USA ma non si arrende all’inevitabilità del conflitto tra le due potenze. In merito al MCM, Mattis ha menzionato anche la Guardia Costiera e la Milizia Marittima, due soggetti para-militari che negli ultimi anni hanno guadagnato crescente attenzione, dimostrando la rilevanza strategica che hanno assunto. Secondo l’analista militare Andrew Erickson, infatti, la Milizia costituirebbe una vera e propria terza forza marittima, nominalmente irregolare ma controllata dall’Esercito Popolare di Liberazione, con la missione di incalzare le navi straniere all’interno del Mar Cinese Meridionale. Pur evidenziando la completa divergenza di vedute tra i due paesi in merito ai dossier elencati, entrambe le parti sembrano aver raggiunto un minimo di consenso sulla necessità di stabilire un sistema di prevenzione dell’escalation attraverso contatti militari-militari più frequenti e un rafforzamento delle Confidence Building Measures. Un simile meccanismo potrebbe fare la differenza se la tensione dovesse crescere ulteriormente. L’incontro tra Donald Trump e Xi Jinping a margine del G-20 in Argentina del 30 novembre-1° dicembre aggiungerà un tassello importante agli sforzi per ridurre gli attriti tra i due paesi.  
989. Tempo di bilanci (sportivi, per una volta)  
22 Novembre 2018 Da Aeci.it La stagione sportiva 2018 si è chiusa per l’Aero Club d’Italia con un bilancio assai positivo. I risultati che i nostri atleti hanno conseguito nelle competizioni internazionali sono stati eccezionali e nettamente superiori per numero a quelli del 2017. Come si può notare dal prospetto riassuntivo, si è riscontrato un rilevante incremento: i nostri atleti hanno, infatti, conquistato nel 2018 sei medaglie d'oro a fronte di quattro nel 2011, undici medaglie d'argento a fronte di sette nel 2017 e nove medaglie di bronzo rispetto alle sette del 2017. Le numerose volte in cui, grazie all’impegno e alle prestazioni dei nostri atleti, abbiamo visto la bandiera del nostro Paese issarsi su di un podio internazionale, sono motivo di orgoglio per tutti gli sportivi e conferma della competitività del nostro movimento, a dispetto di ogni difficoltà. Ai nostri campioni sono giunte le congratulazioni del presidente del CONI, Giovanni Malagò, oltre ai ringraziamenti del Commissario straordinario, Pierluigi Matera. RISULTATI SPORTIVI ORO: 4 nel 2017, 6 nel 2018 ARGENTO: 7 nel 2017, 11 nel 2018 BRONZO: 7 nel 2017, 9 nel 2018  
990. Senza confini la Vita non esiste, ma prosegue solo se il futuro è sconfinato  
22 Novembre 2018 di Pasquale Russo, Direttore Generale Link Campus University Da Affaritaliani.it La vita è nata confinandosi, una membrana ha racchiuso il liquido cellulare ed il nucleo e così è nata la cellula. Ma la Vita quella più evoluta, quella umana, è proseguita con un atto di superamento dei confini: lo spermatozoo buca la membrana cellulare dell'ovulo e insieme danno vita ad una nuova cellula, diversa dalle due originarie, una nuova Vita. In fondo in questo processo si raccoglie la vita degli esseri umani che è un continuo creare confini per difendersi per poi superarli per progredire. Anche l'organo trapiantato, ad esempio un cuore, rappresenta un intruso che ha superato il confine, infatti è l'organo di un altro Uomo che mentre viene rigettato dal sistema immunitario dell'Ospite, allo stesso tempo gli salva la vita. Mi accorsi di questo paradosso quando Arianna, la mia nipotina di due anni, fu trapiantata di cuore in quel magnifico Ospedale che è il Bambin Gesù. Il confine è intrinsecamente un paradosso, mentre divide è allo stesso tempo qualcosa che viene condiviso, che è in comune tra i due contendenti. I confini sono le mura della propria abitazione, che poi si espande e diventano i confini del quartiere, quelli della città, in cui si vive, della Regione e infine quelli della propria Nazione; ma questi ultimi non sono solo confini fisici, sono confini definiti dai valori  che la comunità si è data, in sostanza la costituzione formale e quella sostanziale che in Italia è anche lo stile di vita. Il confine è anche la fascia di ozono che rende la Vita possibile sulla Terra come la membrana della cellula. I confini sono anche qualcosa di variabile, sono la linea di difesa di quel momento in quel determinato contesto. Cancellammo felici il confine determinato dalla nostra Lira per ampliarlo a quello dell'Euro, ricordo che il 1 gennaio 2002 migliaia di persone a mezzanotte fecero la fila ai Bancomat per prelevare la nuova fantastica moneta di tutti gli Europei. Ora molti ritornerebbero volentieri nel confine della vecchia Lira, come molti ritornerebbero ai confini nazionali, argomento sempre più sentito quando l'Europa di Schengen lascia soli i Paesi del sud Europa a difendere i confini che ormai sono comuni cioè di tutti gli Europei. Ricordo come felici accogliemmo con la globalizzazione l'abbattimento di tutti i confini del mondo finanziario e delle Borse, per poi accorgersi, nel 2008, che senza confini non esisteva (ma non esiste ancora) un'autorità di governo della finanza mondiale. Perché i confini definiscono i luoghi dove si applicano specifiche regole e senza confini non ci sono regole e senza le regole, significa che vige solo la legge della giungla cioè non esiste un luogo sicuro (I° gradino della Piramide di Maslov). L’assenza di un confine con i trafficanti di uomini che scaricavano decine di migliaia di disperati sulle nostre coste del sud Italia, dimostrava a tutti che l’Italia non era sicura, non aveva pareti che proteggevano il suo popolo. In termini archetipici il confine più semplice su cui ragionare è la pelle del nostro corpo, essa protegge  la massa muscolare e gli organi vitali interni dagli agenti esterni, quali quelli atmosferici, virus, batteri, ecc. ecc. cioè dagli intrusi, ovvero da quello che il sistema immunitario considera un intruso, pericoloso per sopravvivenza. E quindi c’è da chiedersi cosa il nostro sistema immunitario considera un intruso che ha varcato il confine. Il libro di Romano Benini “Lo Stile Italiano” edito Donzelli è un’ottima traccia per capire chi noi italiani consideriamo intrusi e quindi elementi estranei che hanno superato il confine. Perché c’è sempre la necessità vitale di avere dei confini, ma quali sono quelli dell’Italia? Banalizzo, un prete proveniente da un Paese dell’Africa può predicare senza essere considerato straniero in qualsiasi Chiesa d’Italia, la stessa persona è considerato un pericolo se è steso sul marciapiede a chiedere l’elemosina o sopportato se è un lavoratore di un’azienda. La religione cattolica con l’insieme dei suoi valori, è un discrimine per considerare una persona un intruso. L’insieme dei nostri valori dal “bello” al “benfatto”, ai valori democratici, al rispetto della vita altrui ai valori religiosi sono certamente una parte del set di criteri che in maniera automatica usiamo per sentire una persona dalla nostra parte della barricata. Poi ci sono i confini fisici che sono necessari anche per difendere le attività economiche, come gli animali che definiscono un proprio territorio per le risorse ivi contenute, e nella parte nord i nostri padri hanno difesi con l’Unione Europea, mentre quelli sud sono sottoposti ad una continua pressione, ma bisogna assumere il dato che nella Globalizzazione  i confini dell’Italia sono anche le mura che circondano la diga di Mosul in Iraq gestita da un’azienda italiana o le sedi estere della nostre poche multinazionali quali ENI, ENEL, Leonardo, Luxottica, Barilla, Ferrero, ecc. ecc., le quali molte in Paesi stabili, altri in Paesi complicati. Poi ci sono i confini del cyberspace italiano, che nessuno sa definire bene, io credo che siano dovunque ci sia un italiano. La cybersecurity deve essere pervasiva, ogni cittadino ha diritto al proprio confine ed è diritto suo e dello compito Stato difenderlo. Si potrebbe continuare a definire confini e quindi a definire intrusi. Oggi il compito di difendere i confini è molto più complesso di sempre e necessitano competenze e modelli di difesa aggiornati. Gli sconfinamenti sono all’ordine del giorno in tutti i campi, abbiamo vissuto come sconfinamento l’acquisto di aziende storiche italiane da parte di aziende francesi, oppure viviamo come uno sconfinamento il CETA l’accordo economico tra UE e Canada. Una forza militare deve aggiornare il proprio ruolo e comprendere perfettamente quale sia il confine dell’Italia perché a essa è principalmente assegnato il compito di difesa e a volte bisogna prendere atto che alcuni confini sono spariti e che difendere la sovranità nazionale richiede politiche di difesa diverse. La tua ragazza inizialmente è un’intrusa nella tua abitazione, poi quel confine svanisce per riapparire nei tuoi confronti e dopo un po’ l’intruso in casa tua sei tu. Scherzi a parte, bene ha fatto il Comandante SMD Generale Vecciarelli a porre la necessità che lo Stato Italiano ridefinisca quali siano i  suoi confini, altrimenti lui e tutto il personale militare rischiano di non far bene il loro dovere e un militare questo non lo può accettare il suo senso del dovere è fino alla morte per la difesa dello Stato.  
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