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L'ESISTENZA DELL'EUROPA - Il contributo di Alessandro Figus

19 MARZO 2020

Unione europea, solo un club?

di Alessandro Figus

Che cos’è l’Unione Europea? Quali sono le sue prospettive?

Intorno a queste domande naturali si possono articolare una pluralità di strade, si potrebbe rispondere che l'Unione Europea è oggi un gruppo di 28  Paesi i cui singoli governi nazionali operano insieme e che, dopo la Brexit, è sceso a 27.

Per il futuro, è inutile fare previsioni.

Qualcuno sostiene che l’Europa sia da vedersi come un “club” di Paesi che sono d’accordo a seguire determinate regole al fine dell’ottenimento di definiti benefici e che per far parte del club si debba pagare una tassa di iscrizione, cioè pagare delle tasse. L’incasso delle quote serve a regolamentare la vita dei membri del club, che non sono gli Stati, ma i cittadini europei, ma essere parte dell’Unione europea rafforza il potere mondiale di tutti loro sia dal punto di vista economico, finanziario nonché politico.

Ma davvero l’Unione Europea è un club?

Mi sembra semplicistico parlare in tali termini dell’Europa, eppure talvolta appare come tale, quando non si comprende cioè che la sfida per gli anni futuri non è quella del rafforzamento della sua struttura o quella che continuiamo a chiamare la strada verso l’integrazione europea, ma il consolidamento dell’idea di Europa - nazione.

Per fare questo non vedo altra via che lasciare il percorso che identifica l’Europa come la somma dei 27 Stati membri per imboccare, attraverso le riforme nuove, politiche comunitarie imprescindibili per coinvolgere i cittadini in una polis europea realmente transnazionale fondata sui valori della solidarietà, della democrazia, dell’uguaglianza e, soprattutto, del rispetto dei diritti umani e politici.

Il problema della partecipazione politica resta al centro dell’attenzione; gli sforzi del Parlamento europeo e della Commissione per organizzare delle vere campagne elettorali europee, fino ad oggi, non hanno rafforzato la partecipazione degli elettori. È sempre mancata la campagna elettorale comunitaria, incentrata su questioni e programmi comunitari e promossa da partiti europei.

Le diverse concezioni politiche sono state poste invece da gruppi e partiti politici nazionali che hanno proposto campagne nazionali concentrate principalmente sui problemi nazionali e non su problemi transnazionali europei.

Nei prossimi anni questa è la sfida che il Parlamento europeo dovrà affrontare; intorno alla partecipazione dovranno ruotare le campagne di sensibilizzazione dei cittadini e di informazione per far conoscere effettivamente il ruolo istituzionale dell’Europa;  sul piano politico il livello europeo dovrà completamente sostituirsi al livello nazionale con candidati e relative campagne elettorali inquadrate sui temi dell’Europa.

Superare i regionalismi a favore di una politica europea deve diventare una priorità trasmettendo nei cittadini nuovi interessi, evidenziando la necessità di una individuazione in un voto europeo. Superare il processo culturale che si fonda sulla peculiarità di identificarsi nel territorio non vuol dire dimenticare i caratteri etnici, linguistici e storici, cioè culturali di quel popolo su quel territorio coincidente con un determinato Stato nazionale, ma significa piuttosto superare i soli obiettivi regionalistici e quindi nazionalistici per approdare ad una Unione europea che tenga conto di tutti i fattori regionalistici e che, sulla via della sua integrazione, si trasformi a pieno titolo nell’Europa delle regioni. Questo è l’unico progetto politico realizzabile concretamente in tempi brevi e che si contrappone ancor oggi all’ “Europa delle Patrie” di De Gaulle e all’ “Europa degli Stati” che, ancora recentemente, si è riproposta all’attenzione dell’opinione pubblica europea; sono strade, queste ultime, oggi poco perseguibili, soprattutto per quella punta di utopia che non può contraddistinguere la “pragmaticità” operativa di una Europa che non ha tempo di credere in ideali di fatto irrealizzabili.

Sul piano politico, e del rafforzamento in genere del suo sistema, si ha come conseguenza l’esigenza della nascita di un nuovo sistema elettorale comunitario con partiti che si propongono al solo livello europeo, con liste di candidati europei scelti sulla base della legittimità democratica e che si confrontino in un dibattito politico che affronti le differenti questioni europee.

L’Unione europea non può più essere la sola somma dei partiti e candidati nazionali, lo spazio geografico dovrà coincidere con lo spazio politico. Solo così l’Unione Europea diverrà un vero attore a livello mondiale concretizzandosi l’effettiva integrazione europea. Ecco perché durante la nuova legislatura, il Parlamento dovrà occuparsi anche di questo, tentando di elaborare le riforme del sistema elettorale del Parlamento europeo.

Auspico fortemente che ci si preoccupi di elaborare un nuovo sistema elettorale per le prossime elezioni europee. Non si può certo dimenticare che l’Unione Europea è stata concepita dai membri fondatori come un ente ad attuazione progressiva, cioè una comunità organizzata specificatamente nel settore economico, che fosse in grado di realizzare a mano a mano una concreta unione tra popoli europei, al fine di raggiungere il miglioramento non soltanto economico, ma anche sociale e politico. In questo contesto si inquadra il sistema elettorale che deve avere uniformità, senza trascurare i valori essenziali della vita politica degli Stati membri, al fine di difendere la rappresentatività del Parlamento dai calcoli politici all’interno di esso.

Il cambiamento della legge elettorale presuppone comunque anche un adeguamento istituzionale del l’Assemblea che andrebbe vista non più come soggetto composto di rappresentati dei popoli degli Stati riuniti nella Comunità, ma piuttosto come Parlamento della nazione-Europa, formata dai rappresentanti dei cittadini europei, espressione dunque del popolo europeo. In Europa in cui crescono le identità regionali e dove sono ancora forti gli aspetti nazionalistici, l’identità europea resta purtroppo ancora debole, molto più debole di tutte le identità nazionali dei cittadini europei.

È proprio grazie ai regionalismi che si rafforzano le identità regionali all’interno dei singoli Stati nazionali rafforzando l’Europa federale. Partendo da queste condizioni ambientali la riforma federalista dell’Unione europea si concretizza e fornisce la ricetta per raggiungere l’identità europea, pur mantenendo - nell’ambito di una struttura evidentemente sovranazionale - tradizioni e identità culturali legate al territorio. Penso, come esempio, alla realizzazione di infrastrutture vitali come il quinto corridoio europeo Lione-Torino-Trieste-Kiev, simbolo di un’Europa trans europea, di un’Europa delle regioni che pensa allo sviluppo locale guardando a comuni macro strategie.

Appare evidente, in conclusione, che la costruzione di un Parlamento concretamente europeo passa attraverso la crescita di poteri e che non vi potrà essere trasferimento di sovranità se si dovesse eludere il principio democratico basato sui valori della solidarietà, della democrazia, dell’uguaglianza e del rispetto dei diritti umani, giuridicamente correlati al consolidarsi dei suoi poteri, luogo di equilibri istituzionali.

 

Alessandro FIGUS

Cattedra di Diritto dell’Unione Europea, Link Campus University

Pro Rettore per la relazioni Internazionali e la Integrazione europea dell’Istituto Internazionale di Management, Moldova

Pro Rettore all’Internazionalizzazione della Università di Stato del Nord Kazakhstan

 

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