26 MARZO 2020
Dalla crisi dei valori alla democrazia partecipativa
di Francesco Paolo Barbato
Lo stato di emergenza , i sentimenti intrecciati di angoscia, impotenza e paura scaturiti dalla rapida e tragica diffusione del COVID-19 e dei suoi effetti, turbano ognuno di noi e, conseguentemente, ci obbligano a profonde ed importanti riflessioni. La situazione drammatica che l’Italia e il mondo sono chiamati ad affrontare oggi costituisce senza dubbio un fenomeno che evidenzia e mette in luce la debolezza dell’uomo di fronte ad avvenimenti come questo ma, come ogni altra esperienza umana, positiva o negativa che sia, offre un’occasione imperdibile di grande crescita e miglioramento dell’uomo e delle Istituzioni che lo governano . Ogni momento di difficoltà , ogni manifestazione tangibile del male, ogni qualvolta che l’uomo vede la propria esistenza minacciata da fattori esterni, che ne sconvolgono l’equilibrio, consentono di considerare la realtà come un imprevedibile divenire . Tentare di approfittare di queste situazioni che la natura ci impone per ripensare a noi stessi e a ciò che ci circonda sembra quindi necessario. La crescita e l’analisi autocritica che ogni cittadino, ogni Stato e ogni tipo di organizzazione sovrannazionale devono portare avanti nel futuro post-virus, investono tutti i settori della politica, ovvero della vita di tutti noi. In questa ottica, quindi, le Istituzioni Europee e non, le democrazie e i loro rappresentati , i cittadini tutti dovrebbero adottare e attuare una politica efficiente di preoccupazione, ma non nel senso allarmistico del termine, quanto nel senso di occuparsene prima. Senza dubbio, emergenze come COVID-19 si affronterebbero in un modo più significativo e con misure certamente più valide se quest’ultime fossero già parte costituente di un sistema. La fragilità del mondo sanitario e la mancanza di un’educazione alla prevenzione da parte delle Istituzioni non fanno altro che amplificare le conseguenze già gravi di epidemie come questa e, allo stesso tempo, rallentano quel complicato processo che dovrebbe portare al superamento di tale circostanza. In un clima di assoluta incertezza, però, emergono in modo preponderante aspetti della società, della “comunità”, che , invece , ne sottolineano e ne fanno apprezzare le grandi certezze. Il sentimento comune di coesione , collaborazione ,di sacrificio e appunto di “comune”, lascia intravedere la vera natura dell’essere umano , dell’essere cittadino, che i Padri fondatori dell’ Europa intendevano trasmettere anche all’ “essere Europeo “. Tutto ciò rappresenta una delle principali difese da qualsiasi malattia. Se, però, i valori di partecipazione, solidarietà, uguaglianza e responsabilità civile non sono costantemente alimentati e non vengono continuamente mantenuti, ecco che tale difesa risulta purtroppo inadeguata al momento di dover fronteggiare un attacco del genere . E il fatto che gli uomini e le Istituzioni riescano ad apprezzare lo stato di communitas, cioè la possibilità, tutt’altro che scontata, di poter collaborare per raggiungere un grado di maturazione soddisfacente, solo e unicamente quando la natura delle cose impone di stare lontani, non costituisce una virtù, bensì un grave difetto. Tale limite è facilmente ricollegabile e attribuibile al contesto europeo, che vede le sue componenti ragionare in modo individualistico nell’ordinarietà ed, invece, assumere un atteggiamento di apertura e solidale esclusivamente in periodi tragici. La portata di un fenomeno planetario come il virus, quindi, agirà da spartiacque tra un’evidente crisi dei valori tradizionali, un preoccupante declino dei processi democratici e una ripresa di quei valori che consentono alla democrazia e ai democratici di sopravvivere e di definirsi tali. Proprio in questi contesti, quindi, può essere sradicata quella ormai cronica diffidenza che vive nel rapporto cittadini-Istituzioni per avviare processi democratici sempre più tendenti alla partecipazione.